Anche il premier Conte, da sempre vicino e sostenuto da Papa Francesco e dalla Chiesa, entra nel mirino dei vescovi per le sue recenti esternazioni polemiche, insieme a Salvini e alla Meloni, da sempre bersaglio della Chiesa. Un monito chiaramente rivolto a loro, ma soprattutto a Conte, anche se non ne viene fatto esplicitamente il nome: «Non è tempo di cattivi esempi da parte di chi ci governa, è tempo di dare il buon esempio. Chi grida da una parte e dall’altra dà l’immagine di non essere all’altezza del compito». Il vicepresidente della Cei, monsignor Antonino Raspanti, in una intervista all’Adnkronos, dà voce alla preoccupazione, sua e della Chiesa tutta, per lo spettacolo che sta dando la politica nell’emergenza coronavirus. «Serve più senso dello Stato, delle istituzioni – dice con grande chiarezza – o daremo l’immagine di chi è comprabile, di persone che hanno sempre un prezzo. E invece deve essere no a nessun costo, è questa la barriera limite della moralità».
Il vicepresidente della Cei-che è anche vescovo di Acireale -riflette anche sul dopo Covid-19: «Il dopo sarà ancora più difficile perché se i governanti ora fanno questa scena, chi vuol fare cose storte dice ‘allora stiamo tranquilli’ perché alla fine si da’ l’immagine di persone che hanno sempre un prezzo». Avverte monsignor Antonino Raspanti: «Le escalation sono cose pericolose, scintille in un momento di nervi tesi. Su questa strada, dice, diamo il cattivo esempio: se siamo uomini dobbiamo dare invece il buon esempio di un’Italia che vuole mettere in ordine il rigore morale». E’ amara la riflessione del vescovo che, alla guida di una diocesi del sud, tocca con mano le conseguenze dei tanti tagli che nel tempo sono stati fatti: « Siamo scesi in basso -con i tagli alla scuola, alla sanità- siamo sull’orlo del baratro perché non siamo in grado di impiegare bene la ricchezza che produciamo».
Il momento, con l’emergenza coronavirus che sta causando ancora tanti morti, deve suggerire uno scatto di reni da ci parte di chi ci governa. «Ci vuole senso dello Stato e delle istituzioni – osserva il vicepresidente della Cei -per non cadere nella trappola di chi vuole attirare l’attenzione per trascinare voti dalla propria parte. Serve grande senso delle istituzioni, ora più che mai bisogna dire ciò che viene prima e ciò che viene dopo in questi momenti. Ora – evidenzia ancora il vescovo Raspanti – viene prima lo Stato: solo questo può garantire il fermare l’emergenza coronavirus, soprattutto oggi che una classifica della Bbc dice che noi siamo al trentaduesimo posto nell’uscita dalla crisi economica. E evidente che i parametri presi, al di là del debito pubblico, sono la trasparenza degli atti di governo, la burocrazia e l’assenza di corruzione e mafia». Da qui il monito: «Denunciare e combattere, lo ha detto anche il Viminale segnalando ai prefetti il rischio di gravi tensioni».
Un richiamo responsabile e tempestivo, al quale i politici debbono fare molta attenzione, soprattutto il premier Conte che sull’appoggio del papa e della Chiesa fonda una buona parte della sua sopravvivenza.