Da destra e da sinistra tutti contro Conte, che rischia la poltrona

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Nel giorno di Pasqua blindato (secondo le regole del governo si può uscire solo per comprare le medicine e il giornale) mi sono divertito a spulciare vari articoli di quotidiani, di destra, finti indipendenti, schierati a sinistra, e tutti riportano giudizi e dichiarazioni eloquenti, soprattutto da esponenti della maggioranza diversi dai cinque stelle, e ovviamente delle opposizioni, che lanciano ultimatum al premier. La smetta di fare l’uomo solo al comando, stia più in Parlamento che in tv, la linea dura non paga, collabori di più con le opposizioni, mentre qualcuno sottolinea che Conte, abbagliato dalla popolarità sccreditatagli dai sondaggi, sia prossimo a fare un suo partito. Atto che decreterebbe la sua defenestrazione dalla comoda e immeritata (nessuno lo ha eletto) poltrona di Palazzo Chigi.

Riporto, per obiettività di cronaca e di giudizio, le affermazioni di diversi esponenti politici pubblicate su diversi giornali, di diverso orientamento, il che dovrebbe dimostrare l’uniformaità dei giudizi.

Luigi Zanda (PD) su La Stampa di oggi: «Gli suggerisco di andare meno in tv e più in Parlamento, gioverebbe molto alla sua autorevolezza. Sarebbe importante se venisse prima del consiglio europeo in Parlamento e facesse un discorso solenne, provando a indicare quale è la sua visione sul futuro e ascoltando cosa il Parlamento ha da dire».

Andrea Marcucci su La Nazione: «Posso capire le critiche, però di fronte a un’emergenza tanto drammatica, tutto il Paese si aspettava un atteggiamento diverso da parte dell’opposizione. A volte in Parlamento durante la discussione sul Cura Italia ho avuto l’impressione che la Lega volesse lucrare politicamente sull’emergenza. Poi, ognuno ha il suo stile». Non avrebbe fatto l’attacco? «Probabilmente no. Ma è anche vero che non sono stato sottoposto ad attacchi pretestuosi come quelli di cui è stato oggetto Conte».

Pier Ferdinando Casini al Messaggero: «L’emergenza del dopoguerra spinse De Gasperi e Togliatti a fare un governo assieme. Le persone responsabili capiscono che bisogna accantonare gli interessi di parte per salvare il Paese. E in questo contesto cosa fa il presidente del Consiglio? Nella solennità di un messaggio a reti unificate, in un momento così grave, polemizza con l’opposizione. Ecco, è stato un grave errore».

Antonio Tajani (FI) a Libero: «Palazzo Chigi ha scritto male le leggi, mancano i soldi. Chi ha sbagliato, pagherà. Non si può trasformare una comunicazione ufficiale in un attacco politico all’opposizione. Conte ha sbagliato».

Il Fatto Quotidiano Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia: «Conte ha sbagliato, è chiaro. Ha sbagliato per tatto e per sostanza. Siamo in una fase in cui il dibattito parlamentare è ridotto al minimo, certamente non per colpa sua, e lui è il solo comandante in capo, dunque deve evitare ogni polemica con le opposizioni, che peraltro non hanno le sue stesse possibilità per parlare».

Il renziano Michele Anzaldi sul Giornale: «Con altri premier sarebbe successo il finimondo. Conte ha usato uno strumento da allarme rosso, per pura propaganda personale, da segretario di partito. Ormai fa un discorso alla nazione al dì, per annunciare provvedimenti poco chiari o che andranno in vigore due giorni dopo».

Dal Giornale: «Il discorso di ieri in Tv è stato un madornale errore –
osserva Enrico Borghi, rappresentante del Pd nel comitato per i servizi segreti – sul piano istituzionale e politico. E andato all’attacco di Salvini e della Meloni senza coprirsi con il Pd o dialogare con Forza Italia, solo per l’ansia di non scontentare il grillismo più integralista. Dà per scontato che lo dobbiamo appoggiare, sbagliando, perché mettendosi al centro, da solo, provoca una verticalizzazione delle responsabilità sia per l’emergenza sanitaria, sia per quella economica, che ricadranno tutte su di lui. Non può pensare che il solito comitato di consulenti, di professori amici degli amici, sia una cabina di regia? E il Parlamento? L’opposizione? Le guerre si vincono solo con un Paese unito!». Il vulnus dell’altro ieri del premier a reti unificate è stato davvero grande. In mezz’ora Conte ha gettato alle ortiche tutta la sintassi politica e il galateo istituzionale di settanta anni di democrazia».

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Il giornale cita pure Pierluigi Castagnetti: «Inoltre il premier ha dato un’ulteriore prova dei propri limiti politici e caratteriali, che vanno al di là delle contraddizioni, che pure ci sono, nell’opposizione. Ieri si è avuta l’ennesima riprova – ha twittato – che Conte non è un democristiano». E per essere più efficace ha sfoderato una citazione di Moro proprio sui Dc: «Pure chi non ci dà il voto si fida di noi perché sa che, nel governare, terremo conto anche delle sue ragioni». In questa logica la sortita, magari studiata per coprire i contrasti che infiammano la maggioranza sull’utilizzo del Mes, si sono trasformati in una gaffe istituzionale, in una defaillance determinata da un nervosismo latente. Introducendo un problema di «tenuta» del premier di fronte allo stress di queste settimane».

Un articolo di Alessandro Campi sul Messaggero fornisce la spiegazione al comportamento del premier: «C’è chi dice che Conte abbia perso la calma dopo le accuse di Salvini e della Meloni di aver svenduto l’Italia a interessi stranieri durante la riunione dell’Eurogruppo del 9 aprile. Ma è una spiegazione che non regge: nella comunicazione politica a quel livello non si fanno errori, si fanno scelte dettate, certo anche dall’emozione del momento, soprattutto da logiche precise. In questo caso, la necessità per Conte di alzare il tono dello scontro per compattare il campo nel contenzioso del suo governo in Europa. nonché le serie divisioni che stanno affiorando nella sua maggioranza, la conduzione per molti versi problematica dell’emergenza e il suo stesso futuro politico».

Sul Tempo Luigi Bisignani invita Renzi a mollare Conte: «L’ex Rottamatore potrebbe limitarsi ad un appoggio esterno fino al termine dell’emergenza sanitaria per poi riaccendere il dibattito tra le forze politiche. Essendo il fondatore di Italia Viva l’artefice di questo matrimonio d’interesse tra Pd e grillini, ha tutto il diritto di essere anche il primo a scrivere la parola fine. Se continua a far sedere i suoi ministri a Palazzo Chigi, diventa complice di Conte proprio ora che quasi tutti riconoscono, sia pure a denti stretti, che la sua posizione in relazione alla fase 2 è la più corretta».

Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano si esprime sull’attacco di Conte: «nessuno può negare che sia un enorme rischio decidere di farlo, sia pure per rispondere a delle false accuse di tradimento, mentre si è nel mezzo di una pandemia e a una crisi economica senza precedenti. Se Conte riuscirà a strappare l’assenso agli eurobond (cosa difficile) nella riunione dei capi di governo europei del 23 aprile, la sua conferenza stampa di ieri sarà ricordata come una prova di carattere destinata a rinforzarne la leadership. Se invece non ce la farà diventerà un passo fondamentale verso il governo di unità nazionale per cui in Italia tanti poteri tifano».

E infine Domenico Di Sanzo sul Giornale lancia l’ipotesi che il premier voglia costituire un proprio partito sull’onda della popolarità raggiunta. «Coronavirus è il grande stress test per verificare la possibilità di mettere su un nuovo partito. Questa è la preoccupazione che, nelle ultime ore, mette d’accordo il M5s e il Pd. Un timore condiviso dai falchi grillini della rivolta contro il Mes e dai dem che non escludono la possibilità di un ricorso, in futuro, al Meccanismo Europeo di Stabilità. In mezzo c’è il «contismo». Una nuova formula politica che si sta consolidando all’ombra delle dirette Facebook e delle conferenze stampa del premier Giuseppe Conte, secondo i sondaggi di gradimento il più amato dagli italiani. Il rischio, per l’ex avvocato del popolo, è di ritrovarsi a piedi se il governo cadesse subito dopo l’emergenza. Polverizzando così un’orgia di popolarità che pare inarrestabile».

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Ecco, ce n’è abbastanza per preconizzare un futuro incerto per l’avvocato di Volturara Appula improvvisatosi politico e abbagliato dalla fulminea popolarità televisiva, mediatica e sui social. Solo se accetterà i consigli che gli vengono da più parti e scenderà dal piedistallo che si è creato, rinunciando a fare l’uomo solo al comando e il politico che passerà alla storia, come ha più volte affermato, potrà far fronte alle scadenze prossime (Consiglio europeo e uscita dal locKdown) che pesano come macigni sulla strada sua e del suo Governo. Con l’ombra di Draghi e di Colao alle sue spalle, nonostante la titubanza del prudente (anche troppo) Presidente Mattarella. E non dimentichi che, allo stato attuale, l’Italia con il suo governo registra il record europeo di morti da coronavirus e sembra avviata verso una crisi economica e sociale senza precedenti.

Paolo Padoin

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