Mário Centeno, presidente dell’Eurogruppo, non esclude gli eurobond come risposta allo shock da coronavirus. Ma, dice in un’intervista al Corriere della Sera e a un gruppo ristretto di giornali europei, non sono necessariamente la risposta. «C’è una proposta di usare il Quadro finanziario pluriannuale, cioè il bilancioeuropeo, e un’altra di emettere debito comune. Le due non si escludononecessariamente – afferma – L’importante, lo ripeto, è spalmare nel tempo il costo della risposta». E insiste sull’importanza di «cercare di assicurare un piano di gioco equilibrato per tutti, di fare in modo che gli strumenti usati siano il più simili possibile in tutta Europa. Anche per evitare che poi la ripresa non sia troppo lenta. Qualche istituzione ha stimato una risposta da 700-1.000 miliardi di euro, forse 1.500. Cifre a dodici zeri. Non siamo abituati a pensare a questo tipo di cifre, ma non dobbiamo definirle nelle prossime settimane. Prima ci sarà da capire come e quando si torna indietro dal lockdown – afferma – Siamo economie aperte, non ha molto senso per un Paese aprire se gli altri in Europa o nel mondo restano chiusi. Ci vorrà moltissimo coordinamento».
E sul ministro delle Finanze olandese Wopke Hoekstra, Centeno spiega: «Si è negoziato per far sì che anche lui avesse le rassicurazioni che chiedeva. Serviva un accordo che garantisse una rete di sicurezza per i governi con il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), un sostegno ai lavoratori e liquidità per le imprese. Il Mes lo vedo come un’assicurazione: la compri per non usarla, ma ti dà una copertura in più. Attivare le Omt (Outright Monetary Transactions) è una decisione che spetta alla Bce – puntualizza Centeno – Noi abbiamo voluto rendere disponibile unarete di sicurezza in più per i governi». In conclusione, tutti hanno avuto le rassicurazioni che chiedevano, tranne l’Italia.