«Ho il massimo rispetto per la scienza e per chi ha la responsabilità di applicarla, ma non posso ammainare la bandiera. Lavoriamo sul come, non sul quando. Quando il Paese tornerà a vivere, quando ci saranno le condizioni per altri settori tornerà anche il calcio. Lo dico una volta per tutte: il campionato vaportato a termine. C’è tempo». Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, torna a ribadire che l’obiettivo della Federcalcio è quello di portare a termine i campionati fermi dal 9 marzo a causa dell’emergenza coronavirus.
«Respingo al mittente tutte le accuse di chi vede nel calcio un mondo governato da interessi lontani dal contesto sociale del Paese -aggiunge il numero uno del calcio italianoa ‘Repubblica’-. Al contrario, della nostra ripartenza beneficerebbe tutto il sistema. Penso allo sport di base, all’indotto e al valore sociale del nostro movimento». Assolutamente da escludere uno stop definitivo. «Darebbe inizio ad una serie di contenziosi. Sul mio tavolo ci sono già le diffide di alcune società. E chi mi chiede di non ripartire non ha poi idea di come risolvere queste criticità. La Fifa ha tracciato la via: non comincerà la nuova stagione, senza aver concluso prima questa. Andremo di pari passo con gli altri campionati europei -precisa Gravina-. Se ci faranno giocare a inizio giugno, abbiamo le date utiliper terminare a fine luglio. A seguire, le coppe. Se invece dovremo ripartire a settembre, chiuderemo questo campionato a novembre. Per ritornare in campo a gennaio»’
«Sarà molto difficile giocare a Bergamo alla ripresa, così come a Milano, Brescia e Cremona. Un campionato sotto il Rubicone, senza partite al nord, è una possibilità». Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, in un’intervista a ‘Repubblica’ apre alla possibilità che i campionati sigiochino negli stadi del centro-sud evitando quelli nelle zone del nord Italia, le più colpite dalla pandemia di Coronavirus. Ma non cita Torino, che pure si trova al Nord.