Nel primo trimestre del 2016 si rafforza la dinamica tendenziale dell’export fiorentino, trainato dalle vendite nei Paesi Ue che sono riusciti a bilanciare la frenata dei mercati extraeuropei, Stati Uniti in testa, particolarmente strategici per la Toscana.
Nel periodo gennaio-marzo 2016, le vendite all’estero della provincia di Firenze sono cresciute dell’8,2%, in miglioramento rispetto all’ultimo trimestre del 2015 (+7,2%). Dopo Prato (+9,1%), il risultato fiorentino è il migliore della Toscana (+0,9%). In controtendenza, invece, l’import che rallenta rispetto al finire dello scorso anno passando da +9% a +6%.
Secondo l’analisi della Camera di commercio di Firenze, il risultato delle vendite all’estero è da attribuire ai Paesi dell’Unione europea (+15,1%) che registrano più dinamicità rispetto a quelli al di fuori dell’Ue (+3,6%). In particolare, sono positivi i contributi di Francia (+31,5%), Regno Unito (+25,4%), Spagna (+11,3%) e Belgio (+26,4%); mentre frena il mercato statunitense che passa da +18,8% a fine 2015 a un -9,2% a inizio 2016 a causa soprattutto del calo delle vendite di beni strumentali della meccanica (-85%). Per quanto riguarda i mercati di approvvigionamento, invece, si registra un apporto piuttosto bilanciato tra Unione europea (+5,6%) e Paesi extracomunitari (+6,4%).
Riguardo ai settori economici si consolida la crescita per il comparto dei beni strumentali (+17,9%), della medio-alta tecnologia (+19,1%), rispetto ad una contrazione rilevata per i comparti ad elevata intensità tecnologica (-7,4%). L’export dei prodotti di consumo non durevoli tende a decelerare (da +7,6% a +4,1%) risentendo di un buon incremento del settore alimentare (da +23,6% a +18,8%) e di una tenuta del sistema moda (+4,5%) bilanciati in negativo da un’ampia diminuzione del farmaceutico (-13,1%). I prodotti intermedi evidenziano un certo rafforzamento delle vendite all’estero (+8,4%) con buoni aumenti per gomma e plastica (da +4,1% a +12,5%), prodotti in metallo (da +12,4% a +9,4%) e prodotti chimici (da +2,9% a +9,2%) mentre rallentano i prodotti della metallurgia (da +20,3% a -1,7%) e i minerali non metalliferi (da +6,5% a -0,1%).
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