La sfida tra Italia e Olanda per un posto nel Consiglio di Sicurezza si è conclusa senza vincitori né vinti: nessuno dei due Paesi ha superato il quorum necessario e si è quindi salomonicamente deciso dimezzare il mandato, un anno per uno. La maratona diplomatica comincia alle dieci di mattina, quando ministri e ambasciatori si riuniscono nella sala dell’Assemblea Generale per il primo voto.
Al primo scrutinio la Svezia prende 135 voti e viene eletta. Alle sue spalle c’è l’Olanda con 125, vicina al quorum dei due terzi (128), e solo al terzo l’Italia, con 113 voti. Occorre dunque un ballottaggio, ma altre quattro votazioni non dirimono la questione, anzi i due Paesi candidati perdono voti, tanto che sono in perfetta parità 95 a 95.
Nel nome dell’unità europea Italia e Olanda si accordano per dividere il mandato. Il premier Renzi e il collega olandese accettano il compromesso. L’Aja si ritira e Roma viene eletta, ma dopo un anno si dimette. A quel punto viene indetta una nuova elezione, con l’Olanda come unico candidato. Una delusione, certo. Ma anche una soluzione per salvare la faccia, e creare un embrione di seggio europeo.
Tra gli altri gruppi geografici, la Bolivia è stata eletta con 183 voti per l’America Latina e Caraibi, l’Etiopia con 185 voti per l’Africa. Rimane da assegnare anche il seggio per il gruppo Asia-Pacifico, che vede il ballottaggio tra Thailandia e Kazakistan.
Dal 1 gennaio i cinque nuovi membri non permanenti sostituiranno gli uscenti Spagna, Nuova Zelanda, Angola, Venezuela e Malesia. Rimangono per il 2017 Egitto, Giappone, Ucraina, Senegal e Uruguay, oltre i cinque Paesi con un seggio permanente, ossia Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina.