Terrorismo e viaggi all’estero: la mappa aggiornata sul sito del Ministero degli esteri

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viaggiareLa Farnesina aggiorna periodicamente la mappa dei Paesi ritenuti più rischio per i nostri connazionali sul sito viaggiaresicuri. La situazione aggiornata al primo luglio indica rischio sicurezza in Guatemala, Francia, Cipro,ma ci sono situazioni delicate, ad esempio, anche in Egitto, Tunisia, Nigeria, Algeria Attentati agli oleodotti, rapimenti e attacchi ai resort in Libia, fino all’ultimo attentato a Dacca.

Una volta assunta responsabilmente la decisione di intraprendere un viaggio, la Farnesina raccomanda ai connazionali di mantenere comunque un atteggiamento vigile e un comportamento adeguato alle località visitate, soprattutto laddove la situazione è precaria. E suggerisce di comunicare gli spostamenti attraverso il sito www.dovesiamonelmondo.it del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Numerosi sono stati gli attacchi ai danni anche di italiani all’estero. Egitto, Tunisia, Algeria, Nigeria, Uganda, Ruanda, Burkina Faso. E poi Libia, Libano, Filippine, naturalmente Bangladesh. Ma anche Israele, Stati Uniti ed Europa. Sono i paesi dove vivono e lavorano molti italiani, connazionali che potrebbero finire nel mirino dei terroristi.

A gennaio la Farnesina elencò gli Stati esteri nei quali viaggiare era diventato ormai pericoloso, soprattutto alla luce degli attentati e degli attacchi armati organizzati o istigati dal sedicente Stato Islamico di Abu Bakr al Baghdadi in quel periodo. Per ciò che riguarda il Burkina Faso, l’unità di crisi ricodava quanto accaduto la sera del 15 gennaio 2016, quando ci fu un assalto al Cafè Cappuccino e all’Hotel Splendid. I consigli erano: ridurre ogni tipo di spostamento e seguire alla lettera i consigli delle autorità del posto. In Egitto il Resort Bella Vista di Hurgada aveva subito un attacco armato e, nelle vicinanze delle piramidi di Giza una bomba artigianale aveva coinvolto un autobus con a bordo villeggianti israeliani, per non parlare di quanto era successo a Sharm El Sheik il 30 gennaio 2015.

Anche il Ruanda è considerato «vulnerabile» agli attentati terroristici e si riteneva preferibile evitare luoghi che confinano con Burundi e Congo. In Uganda si teme una reazione all’intervento pressante delle forze militari ugandesi stanno in Somalia.

Molti italiani, poi, vivono e lavorano in Libia, dove il 3 marzo a Sabrata vennero uccisi i tecnici Fausto Piano e Salvatore Failla, dipendenti della società di costruzioni Bonatti, rapiti nel luglio 2015. Nel Paese travolto dalle guerre tribali ha interessi l’Eni, che gestisce impianti anche in Algeria. Qui a metà marzo fu sventato il piano di un gruppo affiliato all’Isis, che ha tentato di entrare nel Paese attraverso la Libia, per portare a termine attentati. L’Italia in Algeria ha circa 180 imprese insediate, tra le quali ancora l’Eni, Ansaldo Energia, Enel, Astandi, Todini e Bonatti.

Il 10 giugno, invece, miliziani «Avenger» avevano attaccato l’oleodotto Obi Brass nel delta del Niger, che appartiene all’Agip, causando una massiccia fuoriuscita di greggio. L’altro ieri, infine, su un account Twitter affiliato all’Isis si minacciavano attentati dinamitardi in uno dei tre maggiori scali aerei internazionali il 4 luglio, cioè oggi. «Ci sarà una bomba piazzata o a Heathrow, o al Lax di Los Angeles o al JFK di New York» oppure su un aereo diretto da Heatrow verso gli Usa. Nessuno è al sicuro.

 

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