Migranti: l’afflusso è ormai ingovernabile. Proteste dei sindaci. Ministero dell’Interno e Anci studiano un nuovo piano

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migranti-4-8-3L’arrivo incessante di migranti, che non vengono redistribuiti in Europa e restano perciò nel nostro territorio, sta portando al collasso molti comuni, tanto che la situazione sembra destinata a finire fuori controllo. Molti sindaci, di ogni colore e tendenza, da Alessandria a Gorizia, da Fiuggi a Fiumicino, da Messina alla Val d’Aosta, da Ventimiglia a Treviso lanciano l’allarme per l’arrivo incontenibile di immigrati, rifugiati e richiedenti asilo.

La sindaca di Alessandria, Rita Rossa (Pd) al ministro Alfano che gli spediva 92 migranti in più ha scritto che i nuovi arrivi «pongono la nostra comunità in una situazione di grande disagio, perché ci troviamo impossibilitati a gestire una situazione che è divenuta ingovernabile». Protestano anche il sindaco di San Marzano sul Sarno (Salerno), Cosimo Annunziata, e quello di Magenta (Milano) Marco Invernizzi. Persino Piero Fassino, ex sindaco di Torino lancia messaggi di allarme: «Finora – ha detto – in Italia l’immigrazione è stata governata tutto sommato bene, ma in termini di numeri stiamo arrivando al superamento della soglia che è governabile. Se non lo vediamo per tempo, questo problema rischia di travolgerci».

Guardando i numeri l’Italia ha meno stranieri rispetto ad altri paesi (l’8,3% dei residenti, contro il 9,3 della Germania e il 9,6% della Spagna) e gli sbarchi sono ai livelli del 2015 (circa 79mila). I profughi gestiti dal sistema di accoglienza, sono 135.785 persone, mentre coloro che ricevono lo status di rifugiato nel 2015 sono stati 29.630 su 83.200 richiedenti. Il problema è che quei 53mila che non hanno diritto d’asilo non vengono rimpatriati e lo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) non funziona come dovrebbe. C’è, infatti, una sproporzione tra il numero dei migranti inseriti nel sistema Sprar e i rifugiati presenti nelle strutture temporanee e di prima accoglienza: 20.347 contro 113.622.

Per questo il Ministero dell’Interno, d’intesa con l’Anci, sta prediponendo nuove regole ben precise: non più di due o tre persone ogni mille residenti, correttivi per le grandi città. In modo da attenuare i numeri delle metropoli e puntare sui piccoli centri. I Comuni che aderiranno allo Sprar (attualmente sono 800) saranno premiati con la deroga al divieto di assunzioni. Potranno cioè procedere a reclutare nuovo personale (cittadini italiani) da impiegare nei progetti di assistenza e integrazione dei migranti e richiedenti asilo. Previsti anche incentivi di carattere economico per le casse comunali c’è la possibilità di foraggiare con 50 centesimi a migrante a titolo di spese generali. La quota verrà detratta dai 2,50 euro attualmente previsti quotidianamente per le spese spicciole – il cosiddetto pocket money o argent de poche – dei profughi.

Finora solo il 15% dei migranti sono gestiti dallo Sprar, il sistema di accoglienza diffuso. Il resto è di competenza dei prefetti che intervengono in emergenza e inviano i profughi ai Comuni i quali provvedono – quando è possibile – a sistemarli in pensioni e hotel. Per ogni migrante all’hotel spettano 35 euro da cui vanno decurtati i 2,50 euro del pocket money. Le città che sposeranno il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati verranno esonerate dall’invio coatto di altre unità deciso dai prefetti.

È sicuramente apprezzabile la nuova iniziativa delle nostre istituzioni; la volontà di accoglienza ad ogni costo è fatalmente destinata a scontrarsi con la realtà. Se l’Europa non si deciderà una buona volta a porre fine alle intenzioni e alle chiacchiere e non costringerà tutti i Paesi ad accollarsi una quota di migranti o non prenderà iniziative per frenarne l’afflusso incontenibile, tutti i piani pregevoli elaborati in Italia saranno destinati a naufragare di fronte all’invasione in atto.

 

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