Il ministro Lamorgese molto correttamente ha illustrato, nel processo a Salvini in corso a Catania, le procedure adottate dai governi per gli sbarchi dei migranti, sollevando dubbi sull’operato delle Ong.
Nella testimonianza in Aula infatti Lamorgese afferma:, secondo quanto riporta Affaritaliani.it: «Le navi che vanno a fare soccorso in acque Sar libiche non è che ogni volta che fanno un soccorso tornano immediatamente indietro. Tante volte, con dei soccorsi effettuati, si fermano nelle aree, diciamo libiche, anche tre, quattro giorni in attesa poi di recuperare il più possibile quelli che sono in difficoltà. Quindi vuol dire che sono delle navi che comunque sia hanno la possibilità di stare ferme con delle persone appena recuperate in acqua. Di farle stare sulle imbarcazioni anche per quattro, cinque giorni, perché loro chiedono il Pos (place of safety) quando hanno l’imbarcazione piena e poi ritornano».
«Quindi -prosegue Lamorgese-chiedono il Pos con la procedura che ho detto, prima nelle acque Sar libiche, poi Malta e poi l’Italia. Se fossero in condizioni di non poter restare, allora appena recuperati dovrebbero immediatamente venire, avvicinarsi verso Paesi che sono sicuri, tipo Malta e l’Italia e non sempre è così perché talora rimangono anche più giorni».
Al giudice che le ha richiesto se-non trovasse una differenza sostanziale tra i casi: Diciotti, Gregoretti e l’Ocen Viking, Lamorgese risponde molto onestamente: «Alla fine il risultato è stato, diciamo, più o meno analogo a quello precedente, perché questo va detto, anche se con motivazioni diverse».
Un plauso alla ministra che, pur allora inserita nel governo Conte2, nato in opposizione alla Lega di Salvini, non ha cercato di dare una versione che inguaiasse il suo predecessore, anzi in sostanza ha fornito un buon assist al leghista.