Reato di tortura: Alfano, il disegno di legge va riscritto, penalizza le Forze dell’ordine

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alfano-1A quasi 30 anni dalla ratifica della Convenzione di New York e dopo tre letture tra Camera e Senato solo in questa legislatura, il disegno di legge che punta ad introdurre il reato di tortura nel codice penale italiano rischia l’ennesima battuta d’arresto. E questo, proprio quando alla conclusione dell”esame del provvedimento da parte dell’Aula di Palazzo Madama (approvato circa un anno fa dalla commissione Giustizia) mancano solo 30 votazioni sugli emendamenti.

ALFANO – Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, prima, nella riunione a Palazzo Chigi sulla sicurezza, spiega a tutti i capigruppo come “non si possa lanciare un messaggio fuorviante alle forze dell’ordine” proprio ora che diventa più forte l’allarme terrorismo. Poi, avverte che comunque, anche se il testo dovesse passare al Senato, “dovrà essere rivisto” alla Camera. Facendo presagire così una quarta o quinta lettura del provvedimento da sempre osteggiato dal centrodestra come quello per i numeri identificativi per le forze dell”ordine fermo al Senato dall’inizio della legislatura.

CENTRODESTRA – E anche se il Pd assicura di voler tirare dritto sul disegno di legge, buona parte del centrodestra annuncia “barricate” per l’Aula. Con alcuni senatori, come Maurizio Sacconi, che ne chiedono persino il ritorno in commissione. Eppure, si spiega tra i Dem di Palazzo Madama, la trattativa sul ddl sembrava a buon punto visto che il testo era stato molto cambiato rispetto alla versione originale di Luigi Manconi (primo firmatario del testo) e che si era raggiunto un accordo di massima su alcuni emendamenti tra cui quello di Tito Di Maggio (l’1.232) che dovrebbe venire votato domani dall’Aula: una proposta di modifica che “sottolinea ulteriormente” come da parte del pubblico ufficiale perché si ravvisi il reato di tortura ci debba essere un “abuso dei poteri” o una “violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio”.

ZANDA – In più, si aggiunge nel Pd, il capogruppo Luigi Zanda (“storicamente vicino alla Polizia” è figlio del capo della polizia degli anni ”70 Efisio Zanda ndr) si sarebbe impegnato per la messa a punto di un testo “equilibrato” non contrario alle aspettative delle forze dell’ordine. E questo anche d”intesa con Ncd che, non solo avrebbe “sempre collaborato attivamente” alla stesura del testo con il presidente della Commissione Giustizia Nico D’Ascola, ma “non ha mai presentato emendamenti particolarmente avversi”, neanche per reintrodurre il termine “reiterate” riferito a violenze e minacce tolto l’ultima volta dall’Aula. Ma nonostante le “cautele”, la Lega minaccia ostruzionismo, FI chiede di “ridiscutere” il cammino del progetto di legge e Idea con Ncd attaccano a testa bassa il ddl. Forse, si maligna nella minoranza Dem, “più per ragioni politiche”, come l’ingresso in maggioranza dei verdiniani al governo, che di merito. Ma l”esame del ddl, avverte la presidente del gruppo Misto del Senato Loredana De Petris, “non può essere bloccato” e soprattutto “non può essere il ministro dell”Interno a dettare l”agenda politica al Parlamento”.

BOLDRINI – Naturalmente contraria a ogni modifica o rinvio la Presidente della Camera Laura Boldrini, che non vede alcun pericolo per le nostre Forze dell’ordine: «Si tratta di un provvedimento atteso da molti anni che rafforza la nostra democrazia non ci possono essere altre letture non è un provvedimento contro qualcuno, ma a garanzia di tutti mi auguro che quando tornerà qui venga calendarizzato quanto prima. L’Italia – prosegue la presidente di Montecitorio – è firmataria del trattato dell”Onu contro la tortura.»

 

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