Ha confermato le voci, Giuseppe Creazzo, procuratore capo di Firenze: ha chiesto il pensionamento anticipato, ma precisa che non è assolutamente in relazione con il procedimento disciplnare a suo carico, dopo le accuse di molestie sessuali, he sarebbero avvenute nel 2015, rivoltegli da una collega pm a Palermo. Il magistrato parla della richiesta di andare in pensione come di una sua scelta autonoma e personale, come è suo diritto avendo già maturato più di 44 anni di servizio. Aggiunge però che il prepensionamento non avrà decorrenza immediata e che il suo mandato a Firenze «terminerebbe comunque prima di un anno per il raggiungimento del limite massimo di permanenza».
«La mia scelta – precisa Creazzo – è scaturita dal fatto, verificatosi nei primi giorni di questa settimana, che il Csm ha definito le procedure concorsuali per i posti direttivi che formavano oggetto delle ultime mie domande pendenti assegnandoli ad altri magistrati. E poiché non potrò più fare domande perché ho raggiunto i limiti di età, la mia carriera professionale non ha ulteriori prospettive. Per questo ho liberamente scelto di chiedere di andare in pensione, ma non immediatamente». Quindi il suo lavoro a Firenze andrà avanti ancora.
Con riferimento al procedimento disciplinare, Creazzo dice di «non aver difficoltà a riaffermare pubblicamente di non avere in nessun modo commesso i fatti che mi sono stati contestati». Quali fatti? Lo scorso 7 maggio si è aperto davanti al Csm il procedimento disciplinare nei confronti di Creazzo, la cui difesa ne aveva chiesto lo svolgimento a porte chiuse: il collegio – presieduto dal vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini – aveva accolto l’istanza di privacy. Lo scorso 22 aprile aveva invece preso l’avvio – a porte aperte, sempre davanti al Csm – il procedimento disciplinare a carico della stessa collega chel’ha accusato, Alessia Sinatra, pm di Palermo, che con Creazzo condivideva la militanza nella corrente di Unità per la Costituzione. La Sinatra, secondo l’accusa rivolta a Creazzo, sarebbe la vittima delle presunte molestie sessuali, ma al tempo stesso deve difendersi dall’accusa di aver tenuto verso il procuratore di Firenze un comportamento «gravemente scorretto», per alcuni messaggi sul suo conto inviati all’ex presidente dell’ Anm Luca Palamara, all’epoca leader di Unicost, quando Creazzo concorreva per la nomina a procuratore di Roma.
Secondo la contestazione, la pm voleva così tentare di condizionare negativamente i consiglieri per una sorta di «rivincita morale» sul capo dei pm di Firenze. Le molestie sarebbero avvenute nel 2015 in un hotel dove i magistrati si trovavano per motivi di lavoro. Un teste a favore della pm, il neuropsichiatra Francesco Vitrano, ha raccontato che la magistrata gli raccontò «che al ritorno da una cena di lavoro, mentre rientrava nella sua camera, il collega ebbe un approccio fisico intrusivo e questa cosa l’aveva turbata molto». Secondo il capo di incolpazione, Creazzo avrebbe leso la dignità personale e la libertà sessuale della collega, di cui aveva carpito la fiducia. Ma come detto, Creazzo smentisce categoricamente e ribadisce di aver chiesto il pensionamento anticipato solo per scelta autonoma e personale.