Per tre professori dell’Università di Firenze, facoltà di medicina, c’è la richiesta di rinvio a giudizio. Nove, invece, le richieste di archiviazione: così la procura di Firenze ha definito un filone di indagine per il reato di falso ideologico maturato nell’inchiesta sui concorsi alla Facoltà di Medicina dell’Università di Firenze. Questo filone era dedicato alle ore di docenza effettivamente svolte e certificate dai professori indagati rispetto a quanto risultava agli atti.
La procura ha chiesto il processo per Marco Santucci, direttore del Dipartimento di Chirurgia e Medicina Traslazionale, cui spettava la valutazione dei colleghi, e per Massimo Innocenti, segretario dello stesso Dipartimento, per aver attestato in concorso fra loro il falso in un verbale del 2018 dove si affermava la conformità delle attività didattiche svolte da una serie di professori tra l’1 settembre 2016 e il 31 agosto 2017.
Per la procura, i registri che riportavano le ore di docenza e gli impegni didattici sostenuti sono largamente incompleti e il verbale omette di segnalare le divergenze tra le autocertificazioni e i registri degli insegnamenti, nonché i casi di mancato deposito della relazione annuale, della loro mancata validazione ovvero dei registri dell’attività didattica, fatti di cui gli indagati erano a perfettamente conoscenza.
Dall’esito positivo della valutazione e dello svolgimento delle ore di attività didattica, spiegano i pubblici ministeri, dipende la progressione di carriera del personale accademico ed il relativo trattamento economico. Chiesto il processo anche per il professore associato a Medicina, Carlo Paparozzi, che avrebbe attestato il falso in una relazione inviata al direttore del Dipartimento sostenendo di aver effettuato 80 ore di didattica a fronte di effettive 44 ore.
Gli stessi pm hanno invece chiesto l’archiviazione per ben nove professori associati alla Facoltà di Medicina di Firenze sempre per la stessa questione delle ore di didattica effettivamente svolte. I difensori di questi nove indagati hanno potuto dimostrare già in fase di indagini, anche con documenti, ore di insegnamento svolte nelle scuole di specializzazione e l’esistenza di una prassi di sommaria documentazione delle medesime che in caso di processo non consentirebbe all’accusa di ottenere eventuali condanne. Così gli stessi pm hanno optato per la richiesta di archiviazione. Le indagini della GdF hanno pure messo in luce un sistema di autocertificazione delle ore di didattica e la mancanza di registri cartacei (o anche smarriti), poi rimpiazzati solo dall’anno successivo da registri elettronici, circostanze pure queste che impediscono una corretta ricostruzione dei fatti.
Gilda Giusti