Il timore di un’escalation del terrorismo dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan è al centro dell’esame dell’intelligence italiana ed europea. Nell’audizione davanti al Copasir del direttore dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, il generale Giovanni Caravelli ha manifestato il timore degli 007 è che il Paese possa tornare in breve tempo ad essere un laboratorio dell’estremismo jihadista. Il numero uno dell’Aise, che in Afghanistan ha lavorato in passato da “operativo e quindi conosce bene il territorio e le sue dinamiche, ha esaminato e illustrato in due ore di confronto con i componenti del Comitato di controllo sull’Intelligence presieduto da Adolfo Urso le conseguenze della nascita dell’Emirato islamico anche in riferimento alle attività delle organizzazioni terroristiche che hanno consolidate basi operative sul territorio afghano.
La preoccupazione è emersa anche nel corso di un vertice convocato a Palazzo Chigi da Mario Draghi in vista della riunione straordinaria del G7 di oggi pomeriggio. Con i ministri degli Esteri e della Difesa Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini e col sottosegretario con delega alla Sicurezza della Repubblica Gabrielli e il direttore generale del Dis Elisabetta Belloni, il premier ha discusso degli ultimi sviluppi della situazione, della corsa contro il tempo per completare il piano di evacuazione dei nostri connazionali, collaboratori e dei loro familiari e sui rischi perla sicurezza dell’Italia.
I nostri servizi segreti stanno inoltre svolgendo un’attività di monitoraggio delle operazioni di evacuazione, una sorta di “screening” in coordinamento con i colleghi statunitensi e britannici, al fine di scongiurare il rischio che tra di profughi che in questi giorni stanno sbarcando a Fiumicino grazie al ponte aereo si possano nascondere potenziali terroristi, ovviamente una minaccia per la sicurezza interna. Preoccupazione, peraltro, già espressa dallo stesso premier Draghi e da molti leader europei, in primis Macron e Merkel. Che i talebani possano dare ospitalità ancora una volta ad Al-Qaeda è più che una supposizione da parte di molti analisti internazionali e funzionari militari americani. Nell’accordo di pace firmato con gli Stati Uniti lo scorso anno, i talebani si erano impegnati a combattere il terrorismo e a impedire che l’Afghanistan tornasse ad essere una base per il terrorismo internazionale. Ma alla luce degli ultimi eventi appare chiaro che gli Usa hanno poca influenza per imporlo
Si moltiplicano intanto gli allarmi per un possibile attentato all’aeroporto di Kabul. Ne ha parlato persino Joe Biden nelle ultime ore. È questo l’incubo: che qualche gruppo minore di jihadisti, per mettersi in mostra, per scavalcare nella classifica del terrore i taleban, per lasciare un segno, possa scaraventare dei camion-bomba o dei kamikaze contro la folla in attesa fuori dall’aeroporto.
A Parigi quattro afghani appena evacuati dai francesi sono stati fermati e messi sotto sorveglianza da parte della polizia, perché accusati di «forti legami» con i taleban. I sospetti riguardano soprattutto un uomo, che pure ha avuto un ruolo importante nell’evacuazione dell’ambasciata francese a Kabul, aiutando le autorità diplomatiche in crisi. Analogo problema lo sta fronteggiando Londra: sei persone giudicate come «minaccia diretta» alla sicurezza del Regno Unito sono state identificate durante i controlli di sicurezza all’aeroporto di Kabul. Il «Guardian» ha riferito però che uno di questi individui è riuscito ad imbarcarsi ed è atterrato all’aeroporto di Birmingham.
Insomma la situazione non è semplice, i servizi d’Italia e degli altri Paesi europei dovranno seguirla attentamente per evitare rischi di attentati.