«Una riflessione triste chiude questa drammatica giornata segnata da tanti incidenti mortali sul lavoro: a
Livorno un marittimo è deceduto dopo essere stato colpito da un cavo d’acciaio, nell’aretino un agricoltore di 73 anni che è deceduto mentre potava un albero in un’azienda agricola; a Pietrasanta, in Versilia, un operaio 55enne che è rimasto schiacciato da due lastre di marmo in un laboratorio; a Napoli è morto un addetto impiegato per lavori alla metropolitana della città. Occorre considerare questa della sicurezza sul lavoro come l’emergenza più importante e più urgente del nostro Paese. Qui l’unico vaccino che esiste si chiama prevenzione e non ha nessun tipo di effetto avverso. Se non c’è un’attività seria di prevenzione – fatta di formazione efficace e pratica, di azioni di controllo, di aiuto alle imprese che vogliono mettersi a norma – l’unica attività possibile sarà quella di scrivere
messaggi di cordoglio». Lo sottolinea il senatore Gianclaudio Bressa, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati.
«La Commissione parlamentare che presiedo -assicura- continuerà il suo lavoro di inchiesta, ma se accanto alle azioni giudiziarie, se accanto ai blitz e agli interventi di denuncia e repressione non cambieremo la nostra cultura del lavoro e dell’impresa, se non metteremo uomini e donne al centro del mondo del lavoro, ci sarà sempre qualcuno che penserà che manomettere un orditoio per ricavare maggiore profitto sia un comportamento furbo, anche se in quell’orditoio potrà trovare la morte una giovane lavoratrice, come è accaduto lo scorso maggio a Luana D’Orazio. La conferma della manomissione, verificata dalla perizia del tribunale, ci fa capire come per far cessare questo
stillicidio di lutti occorra una nuova coscienza collettiva, più matura e responsabile, che veda nel lavoro sì una legittima occasione di profitto, ma nel pieno rispetto delle regole e della dignità umana.
Più pericolosi dei no-vax, ci sono i fuorilegge del lavoro», conclude Bressa.