Sono note da tempo le problematiche dei pensionati, tartassati e penalizzati dai vari governi e dalle decisioni opinabili della Corte Costituzionale, con scelte a volte favorevoli al bilancio dello Stato più che a tutela delle ragioni del diritto, come sarebbe compito della Consulta.
Adesso, in attesa che il governo si decida a accelerare il confronto con le parti sociali, spunta una proposta di riforma del regime pensionistico che potrebbe mettere d’accordo le parti litigiose. L’idea viene avanzata dalla Cgil, che prende in considerazione un dato di fatto incontestabile, La famosa quota 100, cavallo di battaglia di Salvini, non è stata poi un gran successo, visto che potrebbero essere non più di 348mila, alla fine di dicembre, le domande di accesso al pensionamento attraverso Quota 100, poco più di un terzo della platea prevista e che la relazione di accompagnamento alla legge fissava intorno alle 937mila richieste. Cifre in discesa queste che hanno comportato un risparmio importante di risorse che perciò dovranno essere riutilizzate nella previdenza.
E’ il segretario confederale Cgil Roberto Ghiselli, alla luce degli ultimi aggiornamenti Inps su quota 100, a sollecitare il reimpiego dei risparmi ottenuti sul fronte previdenziale nella prossima riforma delle pensioni.
Nel 2021, infatti, anche analizzando il blocco dell’adeguamento alla speranza di vita e la proroga di Opzione donna, non verranno utilizzati 2 mld 411 mln che, se sommati alla minor spesa del 2019 e del 2020, raggiungono un totale di 6 mld 468 mln, ha calcolato Ezio Cigna, responsabile delle Politiche previdenziali della Cgil.
Un tesoretto sostanzioso che potrebbe essere reimpiegato nel superamento dell’attuale sistema previdenziale: “si dovrebbe prevedere una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni, o con 41 anni di contributi, riconoscendo la diversa gravosità dei lavori, il lavoro di cura e delle donne, prosegue Ghiselli che ribadisce anche l’importanza di una pensione contributiva di garanzia per i lavori poveri o discontinui e per i più giovani.
Il Governo non ha ancora avviato il confronto con il sindacato, disattendendo gli impegni presi. Il tempo stringe e la situazione sta diventando sempre più insostenibile. Ci auguriamo – conclude Ghiselli – che la convocazione e le relative risposte arrivino al più presto, diversamente sosterremo le nostre richieste con la mobilitazione.