Dopo la neppure troppo velata polemica di Draghi sul non voto dei ministri leghisti alla delega fiscale, il Segretario Salvini accetta l’invito del premier e spiega la posizione del suo partito.
«Quando c’e’ di mezzo lo stipendio e la casa degli italiani, noi non chiniamo il capo. La delega approvata oggi e’ diversa da quello che ha approvato il Parlamento. L’ok della Lega non poteva esserci. Il 50% della gente che non e’ andata a votare alle elezioni e’ perche’ la politica si occupa di massimi sistemi e poco di problemi reali, non e’ questo il modo per riavvicinare gli elettori al Palazzo. La legge delega puo’ prevedere un passaggio in commissione con un parere non vincolante, che poi puo’ essere superato dal ministro e dal Governo. Mi fido di Draghi, ma a chi verra’ dopo io do una delega in bianco? No. Prima nel metodo: scelte del genere vanno condivise non in mezz’ora ma in un lasso di tempo piu’ congruo. Poi nel merito: non c’e’ un intervento di taglio di tasse che ci poteva essere e c’e’
un ipotetico aumento che non ci doveva essere. La prima cosa che chiesi a Draghi fu l’impegno a non aumentare per nessuno nessuna tassa, temo che non sia cosi. A scuola mi avrebbero detto fuori tema, il compito prevedeva altro, io ho risposto nel merito, non c’entrano dinamiche politiche o logiche elettorali. C’e’ l’ipotesi di aumento delle tasse? Si’, la Lega non e’ a favore. Se altri firmano in bianco un mandato per aumentare fra un anno o due un bene sacro che e’ la casa, l’ok della Lega non ci puo’ essere». Cosi’ il leader della Lega, Matteo Salvini, in conferenza stampa riassume i motivi per cui il suo partito non ha votato la delega fiscale.