Segnali negativi giungono da alcuni importanti dati macro cinesi pubblicati stamattina, che indicano una crescita inferiore alle attese del PIL e della produzione industriale. A pesare sono state la crisi energetica globale (con chiusure di alcune fabbriche in Cina a settembre), i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento e un mercato immobiliare instabile (con la crisi di Evergrande non ancora risolta).
Secondo i dati del Bureau of Statistics cinese, la produzione industriale è cresciuta del 3,1% a settembre, meno del mese precedente (+5,3%) e del consensus (+4,5%). Si tratta della lettura più debole da inizio pandemia. Crescono sotto le attese anche gli investimenti delle imprese, che segnano un +7,3%, contro il +7,9% atteso, rispetto al +8,9% del mese precedente.
Il rallentamento della produzione in Cina ha avuto effetti anche sul prodotto interno lordo. Il PIL del terzo trimestre è infatti cresciuto del 4,9% (su base annuale), rispetto al +5,2% atteso dal mercato e al +7,9% del trimestre precedente. Il PIL è cresciuto dello 0,2% sul trimestre precedente, contro attese per un +0,5% e il +1,2% dei tre mesi precedenti.
Fanno invece meglio delle aspettative le vendite al dettaglio. I consumi, infatti, registrano sempre a settembre un incremento del 4,4% su base annua dopo il +2,5% rilevato ad agosto. Le stime del mercato erano per una crescita del 3,3%. Dall’inizio dell’anno fino a settembre, il dato è salito dell’11,8%, in lieve contrazione rispetto al +13,1% del periodo gennaio-agosto.
Il tasso di disoccupazione infine è sceso al 4,9% di settembre dal 5,1% precedente.