Manovra, pensioni: ok quota 102. E Inpgi assorbito dall’Inps. Draghi: «Non ci sarà sciopero, dialogo con i sin dacati»

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La manovra vale 30 miliardi, ma Draghi è contento per come ha dipanato la matassa pensioni, ossia il capitolo più spinoso. Il Consiglio dei ministri conferma la scelta di Quota 102, l’uscita con 62 anni di età e 38 contributi. E’ una scelta che non piace ai sindacati, come dice Pierpaolo Bombardieri della Uil evocando la piazza, e neanche alla Fiom-Cgil che annuncia un pacchetto di otto ore di sciopero. Draghi si mostra stupito delle proteste: «Non mi aspetto uno sciopero generale, mi sembrerebbe strano, c’è la disponibilità del governo a ragionare».

INPGI – E arriva la novità per i giornalisti: l’Inpgi, l’istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani, dal primo luglio confluirà nell’Inps, con i relativi apporti attivi e passivi. E’ quanto prevede uno degli articoli della bozza della Legge di Bilancio con la manovra. La norma stabilisce anche che il regime pensionistico dei giornalisti si uniformerà a quello dell’Inps, facendo salvo quanto maturato al 30 giugno 2022. In particolare – è scritto – per gli assicurati presso la gestione sostitutiva dell’Inpgi, l’importo della pensione è determinato dalla somma: a) delle quote di pensione corrispondenti alle anzianità contributive acquisite fino al 30 giugno 2022 calcolate applicando le disposizioni vigenti presso l’Inpgi; b) della quota di pensione corrispondente alle anzianità contributive acquisite a decorrere dal 1° luglio 2022, applicando le disposizioni vigenti nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti.

QUOTA 102 – La disponibilità, dunque: il premier annuncia che dopo un anno di Quota 102 si tornerà al contributivo, alla legge Fornero. Ma aggiunge che il governo aprirà un confronto, già nelle prossime settimane, su tre punti: flessibilità in uscita, riequilibrio delle pensioni per i giovani, recuperare al mercato del lavoro chi è andato in pensione e oggi lavora in nero. Con un principio di fondo: l’equilibrio dei conti, per cui ogni intervento dovrà essere sostenibile. Le storture nel sistema pensionistico ci sono, ci sono prestazioni sociali inadeguate e resta il problema del debito pubblico, ma su tutti questi fronti – spiega Draghi – è la crescita la vera soluzione.

TAGLIO TASSE – Dodici miliardi al taglio delle tasse, in una legge di bilancio da trenta miliardi che ha una "bussola" e una "strategia" di fondo: spingere la crescita. Mario Draghi presenta così la sua prima manovra. Lo fa dopo giorni di confronto teso con i sindacati e i partiti della maggioranza e dopo tre ore di discussione in Consiglio dei ministri, con un nuovo braccio di ferro tra M5s e centrodestra sul Reddito di cittadinanza, che si chiudono con un applauso "di condivisione". I sindacati restano sul piede di guerra ma il premier apre a un confronto sulle pensioni per una riforma che dia più flessibilità in uscita, fermo restando che dal 2023 si torna al contributivo della legge Fornero. Su come tagliare le tasse, il governo discuterà con parti sociali e Camere. Ma fin d’ora Draghi si dice soddisfatto della manovra e prevede che il Pil crescerà quest’anno ben oltre il 6%" e al 4,7% nel 2023, in salita rispetto alle previsioni: non è garantito che la crescita continui, aggiunge, ma ci sono le basi perché sia a un livello più alto e sia più equa e di qualità, con un cambio di paradigma in chiave europea.Gli investimenti sono il primo volano della manovra: "89 miliardi dal 2022 al 2036, ma sommando il Recovery plan c’è un totale di 540 miliardi di investimenti nei prossimi 15 anni". In più, si agisce sul taglio delle tasse, sottolinea Draghi. Il fondo da 8 miliardi previsto in manovra sarà destinato al taglio del cuneo ai lavoratori attraverso aliquote Irpef e detrazioni e alle imprese attraverso l’Irap. Come effettuare il taglio, a chi destinare le maggiori risorse, lo dirà un emendamento del governo dopo confronto con parti sociali e Parlamento, incrociando anche il disegno complessivo della riforma fiscale.

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REDDITO DI CITTADINANZA – In più, ci sono altri interventi per un totale di 12 miliardi quest’anno e 40 in un triennio, spiega il ministro Daniele Franco che come Andrea Orlando affianca il premier in conferenza stampa. In Consiglio dei ministri si consuma l’ultima partita sul reddito di cittadinanza. Il leader M5s Giuseppe Conte, che chiede (e per ora non ottiene) anche di abbassare il tetto di reddito al Superbonus per le villette, chiama Draghi prima del Cdm. Gli chiede – e otterrà – di stabilire che il decalage scatti dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro e non dopo sei mesi. Il centrodestra rilancia: dopo il no alla prima offerta, bisogna decadere dall’assegno. Alla fine l’asticella viene posta sulle due offerte. Ma vengono inseriti anche forti controlli ex ante e un meccanismo che renda conveniente accettare i lavori, perché il sistema precedente – dice Draghi – non ha funzionato e spinto il lavoro nero. In Cdm arrivano altre modifiche: Dario Franceschini chiede di togliere il tetto di reddito al bonus 18enni che era in una bozza di manovra e Patrizio Bianchi fa stralciare la norma che toglieva la dote ai docenti. Ci sono i due miliardi per il taglio delle bollette e ben 185 articoli di misure, che annunciano un percorso parlamentare assai vivace. I segnali della maggioranza, anche nel voto sul ddl Zan, non sono incoraggianti.

Sandro Bennucci

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