L’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano «ha strumentalizzato il sistema dell’accoglienza a beneficio della sua immagine politica». Lo scrive il presidente del Tribunale di Locri Fulvio Accurso nelle motivazioni della sentenza con cui il collegio ha condannato Lucano, il 30 settembre scorso, a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Un’organizzazione, scrive il giudice, «tutt’altro che rudimentale, che rispettava regole precise a cui tutti si assoggettavano, permeata dal ruolo centrale, trainante e carismatico di Lucano il quale consentiva ai partecipi da lui prescelti di entrare nel cerchio rassicurante della sua protezione associativa, per poter conseguire illeciti profitti, attraverso i sofisticati meccanismi, collaudati negli anni e che ciascuno eseguiva fornendogli in cambio sostegno elettorale».
Lucano, «dopo aver realizzato l’encomiabile progetto inclusivo dei migranti, che si traduceva nel Modello Riace, invidiato e preso ad esempio da tutto il mondo, essendosi reso conto che gli importi elargiti dallo Stato erano più che sufficienti, aveva pensato di reinvestire in forma privata gran parte di quelle risorse, con progetti di rivalutazione del territorio, che, oltre a costituire un trampolino di lancio per la sua visibilità politica, si sono tradotti nella realizzazione di plurimi investimenti (l’acquisto di un frantoio e di numerosi beni immobili da destinare ad alberghi per l’accoglienza turistica), che costituivano, una forma sicura di suo arricchimento personale, su cui egli sapeva di poter contare a fine carriera, per garantirsi una tranquillità economica che riteneva gli spettasse, sentendosi ormai stanco per quanto già realizzato in quello specifico settore».
Per il Tribunale «nulla importa che l’ex sindaco sia stato trovato senza un euro in tasca – come orgogliosamente egli stesso si è vantato di sostenere a più riprese – perché ove ci si fermasse a valutare questa condizione di mera apparenza, si rischierebbe di premiare la sua furbizia, travestita da falsa innocenza, ignorando però l’esistenza di un quadro probatorio di elevata conducenza (parola ignota nella lingua italiana ndr), che ha restituito al Collegio un’immagine ben diversa da quella che egli ha cercato di accreditare».
Questa la reazione del sindaco: «Non mi aspettavo complimenti ma neanche che il tribunale mi condannasse sulla base di cose non vere. Le risultanze del processo dimostrano altro. È tutto molto strano. Dal processo non si evince per nulla l’interesse economico. Perché devo subire quest’aggressione mediatica basata su accuse infondate? Si infanga ancora una volta la mia immagine ma io non voglio che la gente abbia dubbi su di me. Aspetto di consultarmi con i miei avvocati per l’appello. Sono sicuro che dimostrerò la mia innocenza».