La visita a Taiwan della presidente della Camera Nancy Pelosi e la risposta militare cinese hanno evidenziato la tensione crescente dei rapporti tra Stati Uniti e Cina, giunti ai loro minimi storici. Con i dem americani dipinti da alcuni, non immotivatamente, nella veste di provocatori, e non solo in Cina.
Pechino ha innalzato il livello di escalation per lo Stretto con Taiwan con tiri missilistici e incursioni di velivoli nella Adiz (Air Defense Identification Zone) di Taipei, oltrepassando la “linea mediana” passante nello Stretto numerose volte.
Una demarcazione totalmente fittizia per la Cina, ma che precedentemente era stata relativamente rispettata dalla Plaaf (People’s Liberation Army Air Force) durante azioni di questo tipo, che hanno coinvolto lo spazio aereo dell’Adiz a sud e a nord di Formosa.
In alcuni ambienti statunitensi, pertanto, una guerra con la Cina per Taiwan è passata da essere uno scenario remoto a uno possibile. La Difesa Usa, seguendo le intenzioni aggressive del presidente Biden, da tempo si sta preparando al confronto bellico col suo rivale globale principale: tutte le forze armate statunitensi hanno lanciato nuovi programmi di acquisizione di armamenti e stanno rimodulando le proprie forze per fronteggiare un avversario convenzionale, dopo decenni passati a occuparsi di counterinsurgency e counterterrorism. Mentre hanno inviato milioni di armi desuete a Zelensky.
Dal canto suo la Repubblica Popolare cinese sta sviluppando un forte rafforzamento militare, che include l’espansione delle sue forze nucleari, lo sviluppo di una marina oceanica e rapidi progressi nelle tecnologie militari dirompenti (intelligenza artificiale, sistemi ipersonici e tecnologia quantistica) che sotto alcuni aspetti superano il livello di quelle statunitensi, in colpevole ritardo, ad esempio, nel settore ipersonico.
L’amministrazione Biden considera ora attentamente la possibilità di un’invasione cinese di Taiwan. Funzionari del Dipartimento della Difesa hanno anche sottolineato che un’ !invasione! cinese a Taiwan è un pericolo, mentre ci sono seri dubbi sul fatto che gli Stati Uniti possano effettivamente impegnarsi e vincere una guerra contro la Cina per Taiwan.
Non sarà probabilmente una decisione nell’immediato, ma l’opzione militare è sempre stata sul tavolo, come apertamente affermato in più di un’occasione dallo stesso presidente Xi Jinping, che si avvia a un terzo straordinario mandato.
In questo scenario in peggioramento, Biden e i suoi hanno segnalato più volte che gli Stati Uniti verranno in difesa di Taiwan, rafforzando ulteriormente la percezione che la credibilità americana in Asia sia legata al destino di Taiwan.
Una decisione che si spiega anche da valutazioni del contesto globale, visto che il conflitto in Ucraina si spiega anche nel senso che la Russia ha avviato l’invasione per dimostrare la fallacia del sistema internazionale attuale e soprattutto la volontà di porsi come nuovo ente regolatore secondo i propri principi, condivisi anche dalla Cina.
La guerra in Ucraina rappresenta un precedente importante, attentamente valutato da Pechino, che sta osservando le reazioni della comunità internazionale all’invasione russa in funzione delle opzioni da perseguire per far ritornare Taiwan in seno alla madrepatria, ma anche per la prossima attività nel Mar Cinese Meridionale.
La risposta statunitense potrebbe essere frenata dalla percezione che al momento non si possa vincere un conflitto con la Cina per via delle condizioni delle proprie forze armate, mentre a Pechino da tempo c’è chi ha la percezione che invece si possa combattere e vincere, sia per via dei segnali lanciati da Washington, letti come di debolezza, sia per la fiducia nei progressi tecnologici e numerici del People’s Liberation Army.
Di conseguenza, gli Stati Uniti si trovano a dover moltiplicare alla svelta la loro capacità di deterrenza convenzionale e debbono decidere se vogliono scongiurare il conflitto aperto. Le disastrose decisioni prese da Biden per l’Afghanistan non fanno presagire nulla di buono, ma non è un mistero che gli Usa e l’Occidente siano avviati verso una progressiva decadenza, mentre nel mondo crescono altre potenze politiche, economiche e militari, con popolazioni più giovani, in possesso di maggior entusiasmo e una quota impressionante di materie prime.
PAOLO PADOIN