Si conclude la storia infinita, e decisamente poco edificante per il partito repubblicano, della elezione dello speaker della Camera Usa. Dopo l’ennesimo flop alla 14.ma votazione, Kevin McCarthy al 15.mo tentativo ce l’ha fatta. Il rappresentante della California, 57 anni, ha ottenuto 216 voti sui 428 espressi, dopo aver trovato l’accordo anche con l’ultimo oppositore interno, Matt Gaetz . Ne bastavano 215. Il Democratico Hukeem Jeffries si è fermato a 212, i sei “ribelli” Gop si sono limitati a votare presente, abbassando il quorum per consegnare a McCarthy la vittoria.
Alla fine l’applauso liberatorio dell’aula ha chiuso uno dei momenti più convulsi della recente storia americana. McCarthy ha stretto i pugni in segno di vittoria, seppure arrivata dopo quattordici umiliazioni.
Gaetz non ha partecipato ai festeggiamenti. Ora il Congresso, dopo quattro giorni in cui gli Stati Uniti sono rimasti senza organo legislativo, può cominciare davvero a lavorare. Per affilare le armi, dentro la maggioranza, ci sarà tempo. Ma il duello con Gaetz probabilmente non finisce con l’epilogo di stanotte.