Hangzou: Cina e Stati Uniti ratificano l’accordo Cop 21 di Parigi e tagliano i gas serra

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usacinaLa Cina e gli Stati Uniti ratificano l”accordo “Cop 21” di Parigi sulla riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra e gettano le basi perché possa diventare efficace entro la fine dell’anno. Un annuncio storico, quello maturato ad Hangzhou alla vigilia del summit del G20, che spinge il presidente americano Barack Obama, prossimo a chiudere il suo secondo e ultimo mandato, a identificarlo come “il momento in cui abbiamo finalmente deciso di salvare il nostro pianeta”, durante la cerimonia di consegna dei documenti insieme all’omologo cinese (e padrone di casa) Xi Jinping, direttamente nelle mani del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che non nasconde il suo entusiasmo.

E’ la migliore risposta a tutti quanti pensavano impossibile centrare un target tanto strategico e ambizioso, aggiunge Obama, esprimendo apprezzamento per la “leadership” mostrata da Usa e Cina, ricambiato in questo dalle parole di Xi. Per entrambi, molti altri Paesi “devono ratificare formalmente l’accordo” perché non ci siano più ritardi e perché gli impegni diventino realtà.

In base allo schema definito, l”accordo di Parigi fissa i target sulla riduzione delle emissioni responsabili dell”effetto serra per ogni singolo Paese. “Non si tratta di una battaglia che ogni singolo Paese, per quanto potente, può fare da solo – ha aggiunto Obama -. Un giorno potremo vedere tutto ciò nel momento in cui finalmente decideremo di salvare il pianeta”.

E “nonostante le nostre differenze su altri temi, spero che il nostro desiderio di lavorare insieme su questo argomento possa inspirare più grandi ambizioni e più grandi azioni intorno al mondo”, osserva Obama. La Cina è un Paese “in via di sviluppo responsabile ed è partecipante attiva alla governance globale sul clima”, ribatte Xi. La soddisfazione delle parti è presto spiegata: i due Paesi producono il 38% di anidride carbonica a livello mondiale legata ad attività umane, con la Cina al vertice seguita dagli Usa.

L’accordo necessita della ratifica di almeno 55 Paesi dei quasi 200 firmatari per la sua piena operatività, in rappresentanza del 55% delle emissioni mondiali. Facile, per Ban, dire a questo punto di “essere fiducioso”. Il segretario generale dell’Onu ringrazia Washington e Pechino “per aver lavorato insieme a un risultato che nessuno avrebbe mai potuto centrare da solo”.

Altri principali Paesi che generano gas serra, sono India, Giappone e Russia, tutti impegnati nel processo di ratifica che potrebbe, con ottimistiche e ragionevoli previsioni, essere completato nell’arco di pochi mesi. L’accordo, il “post Kyoto”, punta a tagliare le emissioni nocive nel periodo dopo il 2020 tenendo il rialzo medio stimato delle temperature globali sotto i 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, malgrado il target non sia obbligatorio. In più, richiede che i Paesi comunichino all”Onu ogni cinque anni l’evoluzione delle misure, con potenziali correzioni.

Il protocollo di Kyoto, adottato nel 1997, il primo e l’unico con impegni obbligatori, esentava Paesi in via di sviluppo come Cina e India. Gli stessi Stati Uniti, all’epoca il principale “emittente”, non lo ratificarono malgrado gli impegni a vario titolo. Gli sforzi sul clima, invece, sono tra gli elementi portanti del “lascito di Obama” alla prossima amministrazione americana e non solo. Ed è il punto di contatto con la Cina con cui, ha detto a Xi l’inquilino della Casa Bianca aprendo in serata il bilaterale, ci sono pure “forti divergenze di vedute su diversi temi”.

 

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