L’Assemblea nazionale del Partito democratico approva il Regolamento congressuale, con 11 contrari e 24 astenuti, e il nuovo Manifesto dei valori, con 18 contrari e 22 astenuti. Il manifesto contiene anche quei passaggi che, nelle ultime ore, sono stati al centro di un nuovo braccio di ferro tra la componente liberal e quella di sinistra. “Uno Stato regolatore e innovatore è in grado di mettere in risalto la capacità trasformativa delle imprese, correggendo ed evitando al tempo stesso i fallimenti di mercato”, si legge nel documento. Un riferimento che ha rischiato di provocare una spaccatura nell’assemblea che, alla fine, lo ha approvato a larga maggioranza: 18 i voti contrari e 22 gli astenuti. Decisivo è risultato il “Lodo Letta”, quella mediazione che ha impegnato il segretario fino alla tarda serata di ieri.
Il lodo prevede che il manifesto sia subito valido e cogente, ma che non sostituisca immediatamente la Carta dei Valori del 2007, strenuamente difesa dall’ala liberal e riformista. Un risultato che restituisce ottimismo al segretario il quale, sull’onda dell’entusiasmo, definisce quello di oggi “il primo giorno di primavera” per il suo partito, a dispetto del clima insolitamente rigido piombato sulla Capitale.
Il via libera al manifesto e alle regole apre ufficialmente anche la sfida fra i candidati. Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo, Paola De Micheli ed Elly Schlein si alternano sul palco dell’Auditorium Antonianum per illustrare le loro piattaforme.
Bonaccini chiede al Pd di avere “cultura di governo anche dall’opposizione” il che significa che ad ogni No opposto in Parlamento alle proposte della maggioranza deve accompagnarsi una proposta alternativa. Solo cosi’ i dem conserveranno, per Bonaccini, la credibilità verso un elettorato da riconquistare. Molti, dice il presidente dell’Emilia-Romagna, quelli che sono passati direttamente dal Pd a Lega o Fratelli d’Italia. Per riprendere a parlare a questi elettori, sottolinea Bonaccini, “dobbiamo spiegare quello che vogliamo fare in trenta secondi, come fanno FdI e Lega”.
Per De Micheli, invece, occorre ripartire dagli iscritti: “Abbiamo bisogno di un cambio radicale del modello organizzativo del Pd. Sto diventando la sindacalista degli iscritti del Pd. Non c’è organizzazione in cui gli iscritti non decidano alcunché. Se continuerà così, l’esodo dal partito cui assistiamo anche in questi giorni di congresso andrà avanti”.
Alla valorizzazione degli iscritti guarda anche Gianni Cuperlo che propone di far votare per l’elezione del segretario i soli iscritti, affidando alle primarie aperte la scelta del candidato o della candidata premier.
Al contrario, Elly Schlein, vuole allargare il ricorso alle primarie anche alla scelta dei candidati nelle assemblee elettive: “Cambiamo questa legge elettorale, ma finché non ce la facciamo selezioniamo i candidati che vanno nelle liste con le primarie come abbiamo fatto nel 2013. Dobbiamo allargare la nostra base e chiedo a tutte e tutti quelli che ci ascoltano: iscrivetevi al Partito democratico”.
Una proposta, questa, avanzata anche da Bonaccini che sottolinea, durante il suo intervento, di voler chiedere “una mano” ai suoi competitor, nel caso venisse eletto segretario assicurando, al contrario, il supporto alla nuova segreteria in caso di sua sconfitta. E per sugellare questo ritrovato fair play, Bonaccini si avvicina agli altri tre candidati e stringe loro la mano.