Il nuovo punto di caduta? Proroga di un anno, al massimo due in casi particolari. Ma niente di più. Dopo il richiamo di Mattarella, il governoi ha margini strettissimi per sistemare la situazione delle concessioni balneari. Fonti della maggioranza fanno sapere che "Giorgia Meloni si impegna a mettere attenzione e approfondimento rispetto alle osservazioni del Capo dello Stato sulle misure contenute nel milleproroghe. che diventano legge con alcuni dubbi: sottolineati dal Quirinale anche sulla controversa questione delle gare per le concessioni dei balneari".
E’ l’argomento su cui la Lega e una parte di Forza Italia avevano dato battaglia nella prima lettura del decreto, al Senato, opponendosi a qualsiasi aggiustamento che il governo era pronto a fare dopo una prima discreta moral suasion del Colle. I rischi di un contenzioso con l’Ue per una eccessiva declinazione delle proroghe per rinviare le gare avevano allertato la Presidenza della Repubblica, e sensibilizzato Palazzo Chigi, ma il muro di alcuni partiti della maggioranza al momento ha costretto l’Esecutivo a lasciare le cose come stavano: il rinvio di un anno per tutti e la possibilità, in alcuni casi specifici, di un ulteriore rinvio fino al 2025 .
Un carico eccessivo e rischioso per Mattarella che, come annunciato da giorni di rumors , decide di promulgare la legge inviando contestualmente la lettera ai presidenti delle Camere e alla premier per puntualizzare le proprie riserve sul provvedimento, nel merito e nel metodo.
E facendo capire come la firma sia arrivata solo per non far decadere altre importanti misure contenute nel testo ma con l’invito a un ineludibile intervento correttivo. Una iniziativa che rinvia la palla sul campo di Palazzo Chigi che deve ora avviare una complessa mediazione con gli alleati per trovare una soluzione accettabile per tutti. Va ora individuato lo strumento utile per eventuali aggiustamenti, una strada obbligata per Giorgia Meloni dopo i tentativi andati a vuoto a metà mese durante il primo via libera al milleproroghe.
L’unica via praticabile (e un possibile punto di caduta) sembrerebbe essere quella di mantenere solo la proroga secca di un anno, si ragiona in ambienti parlamentari, azzerando qualsiasi altra possibile variante sul tema. Al momento il colpo è stato battuto da Palazzo Chigi con l’annuncio della presa in carico dei dubbi posti dalla presidenza della Repubblica. Sul fronte dei partiti della maggioranza è ancora l’incertezza a prevalere, insieme alla sorpresa – anche se in effetti molto annunciata – per l’intervento del Capo dello Stato.
Una situazione che punta a far scoprire le carte prima all’Esecutivo, con la Premier – si ragiona sempre in ambienti della maggioranza – che non può a questo punto lasciar cadere la cosa dopo l’invito esplicito di Sergio Mattarella a intervenire. E se in alcuni settori della coalizione di governo si parla di "schiaffo" del presidente a Palazzo Chigi, in altri settori , più realisticamente, si conviene sul dato che il governo si sia subito mosso – ancor prima della lettera – in sintonia con il Quirinale per trovare una soluzione immediata in sede parlamentare.
Bocche cucite tra i partiti che sostengono Giorgia Meloni. Fonti della Lega, interpellate al riguardo, si limitano a ricordare la nota , molto diplomatica, diramata giovedì dal senatore Roberto Marti che fa riferimento al tavolo istituzionale chiesto e ottenuto dal partito di via Bellerio in sede di discussione del decreto Milleproroghe: "tavolo – si legge -che va proprio nella direzione di approfondire il tema delle concessioni demaniali, sia nel rispetto delle norme europee che nella tutela delle nostre imprese balneari".
"E’ arrivato il momento di fotografare la situazione delle concessioni nel nostro Paese, al fine di poter affrontare in modo serio gli effetti distorsivi della direttiva Bolkestein e conoscere la nostra risorsa", si spiega nella nota con l’assicurazione che dalla Lega non mancherà un contributo affinché sia possibile trovare una soluzione che tuteli le nostre imprese e migliaia di famiglie". Troppo poco per diradare i dubbi del Colle e far chiudere la pratica al governo.
Gilda Giusti