Migranti: i comuni dicono no a un piano di ripartizione imposto dal viminale e dai prefetti

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profughiUn fermo no a piani di ripartizione dei migranti calati dall’alto. I sindaci esprimono disagio per le presenze imposte dai prefetti sul territorio, mentre è necessario organizzare un sistema d’accoglienza ordinato, sostenibile, equo e volontario. I bravi sindaci si sono dimenticati di aggiungere anche solidale, un aggettivo fondamentale per le amministrazioni di sinistra e buoniste. “Noi – spiega il segretario generale dell’Associazione nazionale dei Comuni, Veronica Nicotra – registriamo da tempo il disagio di molti sindaci che lamentano l’arrivo di migranti sul loro territorio deciso dal Viminale senza alcun coinvolgimento degli amministratori locali. Questa – sottolinea – non è la strada giusta. L’Italia è un Paese di frontiera, l’immigrazione è un dato strutturale, non un’emergenza e dunque occorre gradualmente organizzare un sistema in grado di programmare i flussi in modo equo e sostenibile”.

Il piano immaginato dall’Anci prevede di distribuire in media nei vari Comuni 2,5 migranti ogni mille abitanti, con alcune correzioni verso il basso per le grandi città ed i piccoli centri. “Ma noi – osserva Nicotra – chiederemo al Viminale una clausola di garanzia: ai Comuni che hanno già progetti di accoglienza in corso non possono essere destinati altri migranti. Così come ad un Comune di 2.000 abitanti non possono essere assegnati più di 5 stranieri. Finora questo purtroppo non è avvenuto e non è così che si costruisce un sistema condiviso. La via maestra – aggiunge – deve essere quella dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) che è arrivato a quasi 30mila ospiti. Occorre inoltre dare incentivi per favorire la partecipazione al piano”.

Nell’incontro odierno con il ministro Alfano Piero Fassino, presidente dell’Anci, ha posto cinque condizioni per organizzare meglio la ripartizione dei migranti sul territorio nazionale. Il sistema deve far leva sui sindaci, “che non possono essere semplicemente destinatari di flussi decisi dalle prefetture”; la distribuzione inoltre, ha proseguito il presidente dell”Anci, “deve essere basata sul criterio di proporzionalità che tenga conto delle dimensioni demografiche dei comuni ospitanti. Oggi ciò non avviene e ci sono casi clamorosi di piccoli comuni che si sono visti collocare dai prefetti nuclei consistenti di ospiti”; serve inoltre che i comuni disponibili all’accoglienza possano beneficiare di meccanismi premianti e incentivanti: ad esempio, ha osservato Fassino, “superando il blocco delle assunzioni di personale che attualmente grava sui comuni”; le persone ospitate, inoltre, devono essere impegnate in lavori socialmente utili; e infine, ha aggiunto il presidente dell”Anci, “i comuni disponibili ad accogliere secondo il modello Sprar non devono essere destinatari di ulteriori invii da parte delle prefetture”.

Sono 151mila i migranti attualmente ospiti del sistema d”accoglienza nazionale, un numero record. La maggior parte (115mila) è stata sistemata in strutture temporanee ed i continui sbarchi (superata quota 121mila quest’anno) rendono sempre più complicata una gestione ordinata del fenomeno.

Ora, ha concluso, “si tratta di tradurre questi punti in un progetto completo e ci rivedremo dopo i necessari approfondimenti”. Intanto il ministro Alfano ha preannunciato che, tenendo conto delle richieste dell’Anci, il Piano per una ripartizione “equilibrata” di richiedenti asilo in tutti i Comuni italiani dovrebbe prevedere una media di 2,5 ogni mille abitanti, che scendono a 1,5 per i 15 Comuni metropolitani. Il Piano proposto da Alfano, comunque, prende in considerazione esclusivamente i richiedenti asilo ed i rifugiati, esclude i migranti economici, che sono la quasi totalità. Dunque serve a poco. In media si pensa di distribuire 2,5 migranti ogni mille abitanti, differenziando i Comuni in tre classi: fino a 2.000 abitanti, con più di 2.000 abitanti e le città metropolitane. Nel primo caso il massimo dei migranti assegnati è 5; nell”ultimo si scende a 1,5 ogni mille abitanti. Fermo restando che ogni Comune può chiedere di accogliere più persone di quante glie ne spetterebbero secondo il modello messo a punto. E se il Comune non aderisce allo Sprar non potrà lamentarsi se gli verranno assegnati quote di migranti senza concertazione.

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