Salvini, no al Mes: “Non mettiamo l’Italia in mano ai fondi stranieri”

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Pd e M5S esultano per aver approvato, in commissione, il Mes, approfittando dell’assenza della maggioranza. Il ministero dell’Economia, guidato da Giorgetti, aveva detto sì. Ma oggi, 23 giugno 2023, Salvini prende decisamente posizione: "Per quanto riguarda l’Italia è il paese europeo che sta crescendo di più. I nostri grazie ai nostri imprenditori, ai nostri lavoratori. Non ritengo che ci sia bisogno di mettersi in mano a Fondi stranieri e a soggetti stranieri anche perché 600.000 italiani nei giorni scorsi hanno sottoscritto i buoni del tesoro per più di 18 miliardi di euro. Quindi io preferisco che le infrastrutture italiane, le scuole italiane vengano costruite chiedendo i soldi agli italiani e così il debito rimane italiano".

L’Aventino al contrario, un inedito assoluto in Parlamento, con la maggioranza che lascia la commissione e fa passare un primo voto sul Mes delle opposizioni. E un secondo inedito, un Consiglio dei ministri rinviato, a sorpresa, per "sopraggiunti motivi personali" non meglio specificati della presidente del Consiglio. Non è stata la giornata migliore per Giorgia Meloni, alle prese anche con la grana del caso Santanché, con la ministra del Turismo pronta alle querele e il partito che le fa quadrato attorno.

La Premier, dice qualche ministro ha avuto modo di parlarle, sarebbe parecchio irritata dal polverone che si è alzato sul meccanismo europeo, ma anche da distinguo, tensioni e scivoloni che si ripetono in Parlamento tra i partiti della maggioranza. Tanto da farla sbottare, riferisce più di qualcuno, "avanti così e torniamo a contarci al voto". Di certo il rinvio del Cdm, improvviso, non contribuisce a rassenerare gli animi.

Si racconta che Matteo Salvini non l’abbia presa affatto bene. Doveva essere il Consiglio dei ministri dell’annunciatissima riforma del codice della strada, che il ledaer della Lega va raccontando da settimane. Provvedimento che Salvini va comunque in serata a spiegare in Tv. In più, premier e vicepremier avrebbero discusso anche sulla nomina del commissario per la ricostruzione che in molti davano in arrivo in occasione della riunione di governo poi rinviata, proprio in concomitanza con il primo ok al disegno di legge quadro con le regole generali per gli interventi dopo le calamità. E non è la prima volta che i due si trovano in disaccordo sulla gestione post emergenza in Emilia Romagna e nelle altre aree colpite dalle alluvioni di maggio.

Ernesto Giusti

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