Istat: in Italia giovani in difficoltà (ma pizzerie e discoteche sono piene). E abbiamo 22mila ultracentenari

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Pizzerie, discoteche e palestre sono piene di ragazzi, il che denoterebbe un buon livello di benessere fra i giovani italiani. Ma l’Istat, che ha diffuso oggi 7 luglio 2023 il suo rapporto, mostra indicatori di segno diverso: quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni (a 34 anni si è sempre ragazzi? ndr) ha almeno un segnale di deprivazione. Si tratterebbe di 4 milioni e 870 mila persone. Ma la statistica ci offre anche un altro spaccato: in Italia ci sono 22mila centenari, vecchietti nati dopo la prima guerra mondiale, forse in trincea nella seconda, capaci di vincere anche contro pensioni basse e pandemia.

Sempre secondo l’Istat, tornando ai giovani, la dimensione con maggiori difficoltà è quella di istruzione e lavoro. Inoltre circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). La quota di Neet cala fino a tornare a un livello prossimo al minimo del 2007, ma resta sopra la media Ue di oltre 7 punti e più bassa solo a quello della Romania.Il fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). In Sicilia i sono quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre la quota raggiunge il valore minimo, 9,9%, nella Provincia autonoma di Bolzano. L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati.

È un fenomeno che si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18%, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo), con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi tripla (8,8%) rispetto alla media europea (2,8%). Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62,% nel Mezzogiorno, contro il 39,5% nel Nord). Mentre quasi il 38 % dei Neet (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Quest’ultimo gruppo si divide tra chi è in attesa di intraprendere un percorso formativo (il 47,5% tra i ragazzi), chi dichiara motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti (il 46,2% tra le ragazze) e chi indica problemi di salute; solo il 3,3% dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative, un valore che varia tra il 6,8% per chi ha meno di 20 anni, il 46,7% per chi ha 25-29 anni.

Mai così tanti ultracentenari in Italia, sono 22mila – Il numero stimato di ultracentenari raggiunge il suo più alto livello storico, sfiorando, al 1° gennaio 2023, la soglia delle 22 mila unità, oltre duemila in più rispetto all’anno precedente. Gli ultracentenari sono in grande maggioranza donne, con percentuali superiori all’80 per cento dal 2000 a oggi. Gli scenari demografici prevedono un consistente aumento dei cosiddetti "grandi anziani": nel 2041 la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni; quella degli ultranovantenni arriverà addirittura a 1,4 milioni.

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L’Italia invecchia sempre di più, l’età media sale a 46 anni – Prosegue in Italia il processo di invecchiamento della popolazione: l’età media è salita da 45,7 anni a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023. Il dato emerge nonostante l’elevato numero di decessi di questi ultimi tre anni, oltre 2 milioni e 150mila, di cui l’89,7 per cento riguardante persone con più di 65 anni. Nel 2022 inoltre la stima della speranza di vita alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne: solo per i primi si nota, rispetto al 2021, un recupero quantificabile in circa 2 mesi e mezzo di vita in più. I livelli di sopravvivenza del 2022 risultano ancora al di sotto di quelli del periodo pre-pandemico, registrando valori di oltre 7 mesi inferiori rispetto al 2019, sia tra gli uomini, sia tra le donne.

La trappola della povertà, passa di padre in figlio In Italia la "trappola della povertà" è più intensa che nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea e sta aumentando più che altrove, a confronto con il 2011. Quasi un terzo degli adulti (tra 25 e 49 anni) a rischio di povertà proviene da genitori che, quando erano ragazzi di 14 anni, versavano in una cattiva condizione finanziaria. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2019, indicano in Italia il valore più alto tra i principali paesi europei e nel complesso dell’Ue inferiore solo a quello di Bulgaria e Romania.

Salari inferiori alla media Ue di 3.700 euro, -12% – I lavoratori italiani guadagnano circa 3.700 euro l’anno in meno della media dei colleghi europei e oltre 8 mila euro in meno della media di quelli tedeschi. La retribuzione media annua lorda per dipendente è pari a quasi 27 mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue e del 23% a quella tedesca, nel 2021, a parità di potere d’acquisto. Il Rapporto indica che, tra il 2013 e il 2022, la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia è stata del 12%, circa la metà della media europea. Il potere di acquisto delle retribuzioni, negli stessi anni, è sceso del 2% (+2,5% negli altri paesi).

In Italia 673 auto ogni 1000 abitanti, al top nell’Ue – Nel 2021 circolavano in Italia 39,8 milioni di autovetture, 673 ogni mille abitanti. Tra i paesi Ue, soltanto Polonia e Lussemburgo superano questo valore pro capite, che nelle altre maggiori economie dell’Unione si attesta su livelli molto più bassi (583 in Germania, 571 in Francia, 525 in Spagna). Del resto, l’Istat ricorda che circa un terzo delle famiglie è insoddisfatto dei trasporti pubblici: prima della pandemia, nel 2019, il 33,5% dichiarava molta o moltissima difficoltà di collegamento nella zona in cui risiede. Al tempo stesso, rimane elevata la quota di coloro che usano abitualmente il mezzo privato per raggiungere il luogo di lavoro (74,2%) e rimane bassa la quota di studenti che usano solo i mezzi pubblici per recarsi al luogo di studio (28,5%).

Il 60% delle scuole non ha tutti i certificati di sicurezza – La maggior parte degli edifici scolastici statali in Italia non dispone di tutte le attestazioni relative ai requisiti di sicurezza: le certificazioni sono detenute da poco meno del 40 per cento dei casi. Riguardo alla raggiungibilità con il trasporto pubblico, si osserva uno svantaggio significativo per il Mezzogiorno: il 14,8 per cento degli edifici considerati risulta poco raggiungibile, sia con scuolabus sia con i collegamenti pubblici (7,8 per cento nel Centro e 5,7 per cento nel Nord). La spesa pubblica per istruzione in rapporto al Pil, inoltre, mostra un minore impegno del nostro Paese per questa funzione rispetto alle maggiori economie europee (4,1 per cento del Pil in Italia nel 2021 contro il 5,2 in Francia, il 4,6 in Spagna e il 4,5 in Germania) e in generale rispetto alla media dei paesi Ue27 (4,8 per cento).

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Mai così poca acqua, nel 2022 è al minimo storico – Nel 2022 la riduzione delle piogge e l’aumento delle temperature hanno fatto registrare una riduzione della disponibilità di acqua in Italia che ha raggiunto il suo minimo storico, quasi il 50% in meno rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020. Il documento sottolinea la "persistente criticità dell’infrastruttura idrica", dove, nel 2020, il 42,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile non arriva agli utenti finali". "La siccità e i problemi di approvvigionamento di acqua hanno influito pesantemente sull’annata agricola appena trascorsa, facendo registrare, nei conti economici nazionali, una riduzione della produzione, del valore aggiunto e dell’occupazione del settore agricolo", continua il testo. Il calo dei volumi di produzione nel 2022 ha caratterizzato tutti i comparti produttivi tranne quelli frutticolo, florovivaistico e le attività secondarie; in flessione coltivazioni (-2,5% in volume), legumi (-17,5%), olio d’oliva (-14,6%), cereali (-13,2%), piante foraggere (-9,9%), ortaggi (-3,2%), piante industriali (-1,4%) e vino (-0,8%).

Più consapevolezza sull’ambiente, calano le emissioni – "Sempre maggiore attenzione e consapevolezza dei problemi ambientali è espressa dalla popolazione del nostro Paese che nel 2022 per oltre il 70% considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie". Alcune delle azioni messe in campo per attenuare l’impatto dell’uomo sull’ambiente "hanno avuto esiti positivi", spiega l’istituto. In particolare vengono segnalati il calo delle emissioni di gas serra che nel 2019, prima della battuta d’arresto dovuta alle misure anti-Covid, erano il 24% in meno rispetto al 1990. "L’Italia è tra i cinque paesi Ue27 che forniscono il contributo maggiore a tale riduzione", sottolinea il testo. Passi avanti ci sono anche sull’inquinamento dell’aria che ha registrato un miglioramento e nell’espansione dei boschi e delle aree protette, sia terrestri sia marine. Altre azioni, "come lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e la gestione dei rifiuti urbani, nonostante i progressi fatti, richiedono di intensificare gli sforzi per accelerare la transizione verso un’economia circolare", osserva l’Istat. Per esempio, nel 2021, rallentano i progressi nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani, che è al 64%, ancora al di sotto del target nazionale del 65% fissato per il 2012.

Sandro Bennucci

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