Bimbo di due mamme riconosciuto da Nardella. Ma la Corte europea dà ragione al governo: nessuna trascrizione

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ll sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha firmato, in Palazzo Vecchio, il riconoscimento di Dario, un bambino di tre mesi, figlio di Alessia e Carolina, due donne fiorentine. Lo stesso comune già alcuni anni fa aveva riconosciuto la sorellina. Da Strasburgo, però, arriva la notizia che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato irricevibili i ricorsi proposti contro l’Italia sia per il rifiuto di trascrizione di atti di nascita formati all’estero con il ricorso della pratica della gestazione per altri, sia al rifiuto di una seconda madre nel caso di bambini nati in Italia con la tecnica della procreazione medicalmente assistita.

Nel dare la notizia della decisione, il Viminale sottolinea che la corte di Strasburgo, pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il "genitore d’intenzione", ha ribadito che rientra nella discrezionalità di ciascuno Stato la scelta dei mezzi con cui pervenire a tale risultato, ad esempio con l’adozione.

Nardella, invece, si schiera invece fra i sindaci che procedono comunque alla registrazione. "Così come altri colleghi sindaci – ha spiegato il primo cittadino di Firenze – riteniamo che i bambini di una coppia di due donne, di cui una è la madre, debbano avere uno status equivalente agli altri bambini".

Nardella considera il Parlamento "colpevole" di "indifferenza" verso tantissimi casi di bambini che "nascono nelle nostre città figli di coppie che si sono unite secondo la legge come unioni civili e che non hanno alcun tipo di diritto parificato a tanti altri bambini. Penso che sia un bel segno con cui Firenze dà il benvenuto alla manifestazione Pride".

Ma intanto, come detto, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato irricevibili i ricorsi proposti contro l’Italia relativi al rifiuto di trascrizione di atti di nascita formati all’estero con il ricorso della pratica della gestazione per altri, sia al rifiuto di una seconda madre nel caso di bambini nati in Italia con la tecnica della procreazione medicalmente assistita.

È quanto si legge in una circolare del dipartimento per gli affari interni del Viminale diramata oggi, secondo cui la corte di Strasburgo, pur confermando la necessità del riconoscimento del rapporto tra il minore e il "genitore d’intenzione", ha ribadito che rientra nell’ambito della discrezionalità di ciascuno Stato la scelta dei mezzi con cui pervenire a tale risultato, tra i quali si annovera il ricorso all’adozione del minore.

Ernesto Giusti

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