Un altro dramma dei migranti. Un barcone partito dalla costa tunisina di Zarzis è affondato con un bilancio di almeno un morto e 10 dispersi per i quali con il passare delle ore si perdono le speranze. La guardia costiera della Tunisia è riuscita a trarre in salvo solo 11 persone. E’ stata aperta un’inchiesta. Ma si tratta di una tragedia per la quale il presidente tunisino, Kaïs Saïed, non si sente responsabile.
Saïed nega anche le denunce lanciate da Human Rights Watch e da altre organizzazioni internazionali sul trattamento disumano che sarebbe riservato ai migranti in Tunisia. "Le forze di sicurezza hanno protetto coloro che sono giunti qui per stabilirsi, contrariamente a quanto si è vociferato" sostiene il presidente. "La Tunisia non è un appartamento ammobiliato in vendita o in affitto", rivendica ancora Saied.
Le accuse delle ong indicano Sfax, città della costa da cui molti partono, che sarebbe diventata terreno di caccia all’uomo, con centinaia di subsahariani che cercano di scappare. Una scommessa che molti sono costretti a fare quando la vita sulla terra ferma è un inferno, a prescindere da Stati e leggi che li vorrebbero fermi.
Solo oggi, 9 luglio 2023, sono quasi 400 le persone arrivate in Italia. Due gli sbarchi a Lampedusa, uno dei primi approdi per chi arriva dal Nord Africa: 61 migranti, fra cui due donne, sono attraccati sulle coste dell’isola siciliana dopo che la lancia libica sulla quale viaggiavano è stata soccorsa, in area Sar, da una motovedetta della Guardia costiera. Altri 39 sono arrivati poco dopo. La nave di Open Arms ne ha recuperati 299 portandoli in salvo nel porto di Brindisi. Non solo uomini a bordo dell’imbarcazione soccorso dalla Ong catalana, ma bambini, donne incinte e minori non accompagnati.
Ernesto Giusti
