Addio a Milan Kundera, genio della leggerezza. Cantato anche da Venditti

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Non mi piace descriverlo come "mostro sacro" della letteratura tra esilio, memoria, nostalgia e oblio. Per me, Milan Kundera, morto a Parigi a 94 anni, è semplicemente un mito. Pensando a lui ritrovo i miei vent’anni e la "Primavera di Praga". Venne espulso dal regime comunista cecoslovacco nel 1975, divenne cittadino francese e la sua fama mondiale è legata al romanzo "L’insostenibile leggerezza dell’essere" (1984, pubblicato in italiano da Adelphi, come tutti i suoi libri). Capolavoro dal titolo enigmatico che si è impresso nella memoria collettiva. Gli venne tolta la cittadinanza cecoslovacca, ma la famiglia, nel momento triste della sua morte, ha affidato l’annuncio proprio alla televisione ceca.

Nato a Brno, nell’allora Cecoslovacchia (attualmente in Repubblica Ceca), il 1º aprile 1929, Kundera emigrò in Francia nel 1975, con la moglie Vera Hrabanková, che le è rimasta accanto fino all’ultimo. Accompagnandolo in un’esistenza lunga, tormentata, ma anche esaltante cavalcata.

Antonello Venditti lo omaggia a suo modo, pubblicando su facebook l’articolo sulla sua morte scritto sul sito di Repubblica da Leonetta Bentivoglio e su Instagram un video con due frammenti dell’esecuzione live di ‘Questa insostenibile leggerezza dell’essere’, il brano che Antonello pubblicò all’interno di ‘Venditti e segreti’, il suo decimo album, uscito nel 1986, un anno dopo che Adelphi iniziò a pubblicare in Italia lo scrittore partendo proprio da "L’insostenobile leggerezza dell’essere". "Che ti succede, amico estetico? Rincoglionirsi non conviene/Non leggi manco La Repubblica/Non ti solleva Milan Kundera/Milan Kundera, Milan Kundera", canta Venditti nel brano che nel ritornello riprende il titolo del libro cult sostituendo solo l’articolo con l’aggettivo dimostrativo: "Ti stai innamorando? Ti stai innamorando? Ti stai innamorando? (Questa insostenibile leggerezza dell’essere)".

"L’insostenibile leggerezza dell’essere", clamoroso successo in Francia, racconta le avventure di quattro artisti e intellettuali, spiriti liberi nella Cecoslovacchia del 1968, al tramonto della Primavera di Praga, diventato un film di Philippe Kaufman e Jean-Claude Carrière con Daniel Day-Lewis nel ruolo di Tomáš e Juliette Binoche in quello di Tereza. Quando il libro venne pubblicato in Italia, nel 1985 per Adelphi, Kundera era quasi sconosciuto, benché fossero usciti già suoi libri per Bompiani e Mondadori. Diventò subito un autore di culto. Prima di esplodere come autore era stato direttore della collana praghese delle Edizioni E/O di Roma.

Dal 1985 ad oggi sono all’incirca 3.700.000 le copie vendute dei libri di Kundera in Italia da Adelphi. Più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, entrato a far parte come Proust, Balzac e Moliere, della Biblioteque de la Pleiade di Gallimard, la più prestigiosa collana editoriale francese e tra le più note al mondo, Kundera, nato a a Brno il 1 aprile del 1929, era figlio di un pianista, amava la musica e il jazz.

Aveva esordito come poeta per passare poi alla prosa. Il suo primo romanzo Lo scherzo, in cui ricostruiva la realtà cecoslovacca del secondo dopoguerra, era uscito nel 1967. La sua ultima apparizione pubblica risaliva a gennaio 1984, quando fu ospite di Apostrophes, la trasmissione di Bernard Pivot. Nel 1979, in seguito della pubblicazione de ‘Il libro del riso e dell’oblio, gli fu revocata la cittadinanza cecoslovacca ma nel 1981, grazie al presidente francese Francois Mitterrand, ottenne quella francese.

Le sue opere sono state proibite in Cecoslovacchia e i suoi romanzi più recenti sono stati pubblicati solo in lingua francese. I suoi libri, soprattutto quelli del cosiddetto periodo francese, hanno tutti uno stile filosofico unito alla capacità di parlarci di temi apparentemente effimeri come La festa dell’insignificanza in cui Alain si interroga su quale significato possa avere veder concentrata la seduzione femminile nell’ombelico. In parallelo con la sua attività di narratore, dove spiccano anche Il valzer degli addii e La vita è altrove, le riflessioni sul senso e l’arte della letteratura in libri come L’arte del romanzo e Il sipario.

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I suoi punti di riferimento erano autori come Cervantes, Rabelais, Goethe e Joyce di cui qualcosa vive anche nei suoi scritti. Il romanzo era per Kundera ”l’ultimo osservatorio dal quale si possa abbracciare la vita umana nel suo insieme” e la sua decadenza era vista come un segno grave per la nostra società.

”Di fronte a quell’ineluttabile sconfitta che chiamiamo vita, non ci resta che cerare di comprenderla. In questo risiede la ragion d’essere dell’arte del romanzo” diceva lo scrittore. E ancora "’L’Europa nella quale viviamo non cerca più la sua identità’ nello specchio della filosofia e delle arti. Ma allora, dov’è lo specchio? Dove trovare il nostro volto?”.

Preziosa e illuminante la "visione centroeuropea del mondo", proposta nell’ultimo libro pubblicato in Italia da Adelphi nel 2022, Un Occidente prigioniero. Accusato di essere stato un informatore del regime comunista negli anni Cinquanta, è diventato poi cittadino onorario di Brno nel 2009. Soltanto nel 2006 L’insostenibile leggerezza dell’essere fu pubblicato in Cecoslovacchia e agli editori cechi Kundera ha permesso di pubblicare solo i romanzi da lui scritti fino al 1990.

Vittorio Sgarbi, spesso considerato sgangherato nelle sue uscite, stavolta è preciso e puntuale: "È la morte del paradosso, dell’ironia, della satira drammatica, di un comunista deluso, che è capace di capire i limiti degli ideali e la finzione dei ruoli. La sua voce è stata di conforto in tempi di ipocrisia e moralismi, che oggi imperversano".

Sandro Bennucci

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