Spagna, exit poll: vince il Partito popolare, flop di Vox. Maggioranza incerta

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E’ il Partito popolare a vincere le elezioni in Spagna, diventando di gran lunga la prima forza politica, a scapito però del suo potenziale alleato: Vox sarebbe crollato nelle urne, con il risultato che la maggioranza nel Paese iberico è in bilico.

I sondaggi diffusi dai media a chiusura dei seggi, di solito affidabili, offrono stavolta due scenari opposti e contradditori: secondo quello della Rtve, la televisione pubblica, il partito di Alberto Nunez Feijòo (145-150 seggi) e quello di Santiago Abascal, insieme, sono sotto di tre seggi rispetto alla soglia necessaria per conquistare la maggioranza assoluta delle Cortes (176 seggi) e poter andare al governo.

Il Psoe del premier uscente Pedro Sanchez terrebbe con una forbice tra i 113 e i 118 seggi; Sumar, la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz, si piazzerebbe al terzo posto con 28-31 scranni. Quarta Vox che, invece, uscirebbe dimezzata rispetto al 2019, con un numero di seggi tra i 24 e i 27.

Di contro, il secondo sondaggio, quello commissionato dal canale privato Telecinco, assicura ai due partiti della destra una solida maggioranza, addirittura pari a 181 seggi. Sarebbe confermato il boom del Pp con 150 seggi, così come il flop di Vox con 31 seggi. Ma il Psoe, secondo questi dati, si fermerebbe a 112 seggi e la sinistra di Sumar finirebbe quarta, sotto il partito di Abascal, con 27 parlamentari. Se fossero confermati i dati della tv pubblica, la destra spagnola potrebbe aver fallito nel suo obiettivo di dare la spallata al governo socialista e di archiviare per sempre l’odiato ‘sanchismo’.

In sintesi, si allontanerebbe quel "governo dei patrioti" auspicato dalla premier Giorgia Meloni in collegamento con un comizio di Vox una decina di giorni fa. Nel caso in cui invece i dati reali daranno ragione a Telecinco, a Madrid, come in tanti altri Stati europei, l’alleanza tra popolari e ultraconservatori avrebbe sfondato. Un dato che, se fosse confermato, assumerebbe un significato fondamentale anche in vista del voto per l’Europarlamento dell’anno prossimo, una sorta di prova generale di un cambio di maggioranza anche a Bruxelles.

A sinistra, invece, secondo la Tv pubblica, il Psoe e Sumar avrebbero tra i 141 e 149 seggi, più o meno quelli ottenuti dal Pp, a cui però il blocco di sinistra potrebbe aggiungere – come ha già fatto nella scorsa legislatura – quelli ottenuti dai partiti locali, che tutti insieme valgono tra i 31 e i 34 seggi. Con questi numeri, Sanchez potrebbe aver vinto la sua scommessa: mandare al voto un Paese nella prima data possibile, il 23 luglio, con 40 gradi all’ombra, pur di evitare di essere messo sulla graticola per lunghi mesi dopo la scoppola elettorale delle amministrative del 28 maggio scorso.

Secondo i numeri di Telecinco, Feijòo sarebbe comunque costretto a governare con Vox, cosa che fa già in diverse regioni, ma potrebbe offrire alla Spagna un esecutivo autonomo, non più appoggiato dai partiti indipendentisti, catalani e baschi. Uno scenario che, come ha già annunciato Santiago Abascal nei giorni scorsi, potrebbe riaccendere la tensione, soprattutto in Catalogna, dove le concessioni di Sanchez ai più radicali avevano portato ad un clima meno teso e ad una convivenza meno complicata. La notte elettorale spagnola si annuncia dunque ancora lunga.

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Ernesto Giusti

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