Processo al cardinale Becciu: accusa chiede 7 anni e 3 mesi di reclusione

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Il promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, ha chiesto una condanna a 7 anni e 3 mesi di reclusione nei confronti del cardinale Angelo Becciu, imputato nell’ambito del processo per l’acquisto di un palazzo a Londra. La sentenza è prevista per dicembre di quest’anno, 2023.

"La mia fiducia nei giudici del tribunale vaticano rimane immutata", ha detto il cardinale Becciu. Aggiungendo come la sua "innocenza dimostrata nel processo" sia "sotto gli occhi di tutti". Secondo i legali del porporato, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, "le richieste del Promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo".

La tesi di Diddi, secondo gli avvocati, è "sganciata dalle prove" e "neanche un giorno sarebbe una pena giusta". Il processo sul palazzo di Sloane avenue, a Londra, si sviluppa in due filoni: il primo riguarda le donazioni di 125mila euro che Becciu avrebbe versato sul conto di un’associazione vicina alla Caritas sarda di Ozieri all’epoca presieduta da uno dei suoi fratelli.

Il secondo riguarda 575mila euro versati alla manager Cecilia Marogna, che avrebbe aiutato la Santa Sede a liberare una suora rapita in Mali da terroristi vicini ad al-Qaida, e che avrebbe poi utilizzato quel denaro per articoli di lusso. La diocesi di Ozieri, attraverso un comunicato diffuso dall’avvocato Ivano Iai che la tutela, rende noto il pensiero del Vescovo Monsignor Corrado Melis che esprime "profonda amarezza e umano sconforto per le richieste di condanna" e nega che il cardinale abbia "interferito o operato interventi diversi da quelli afferenti al ruolo istituzionale nella gestione della Diocesi di Ozieri, né sul piano strettamente amministrativo, né per ricercare favori o benefici a vantaggio personale di terzi, tanto meno di suoi familiari o di persone vicine a Sua Eminenza".

Complessivamente, il promotore di giustizia Vaticano Alessandro Diddi, per i dieci imputati sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, ha chiesto oggi 73 anni e un mese di reclusione, a cui si aggiungono pene interdittive e pecuniarie di vario tipo. Cecilia Margogna interviene tramite il suo procuratore in atti, Riccardo Sindoca, per affermare l’insussistenza "dell’impianto accusatorio" e sottolinea che "tutto quanto postulato è stato, per fare inutile ed ulteriore ‘gossip’ di contorno alla figura di Angelo Becciu".

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