Migranti: pescatori tunisini diventano pirati. Piantedosi: “Rotta mediterranea la più pericolosa”

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Sono accusati di pirateria marittima, quattro pescatori tunisini fermati dalle forze dell’ordine di Agrigento. Avrebbero depredato alcuni barconi che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani e asiatici. È la prima volta che nella rotta migratoria del Mediterraneo centrale, considerata la più pericolosa del mondo, si contesta agli indagati il reato di pirateria marittima, punibile fino a 20 anni di carcere.

L’operazione, condotta dalla Polizia di Agrigento, la Guardia di finanza-Sezione operativa navale di Lampedusa e l’Ufficio circondariale marittimo della Capitaneria di porto–Guardia costiera di Lampedusa, si è conclusa con il fermo del comandante di un motopesca tunisino e degli altri 3 membri dell’equipaggio, oltre al sequestro del natante. I fermi sono stati convalidati dal Gip del Tribunale di Agrigento, che ha emesso a carico di tutti e quattro gli indagati la misura della custodia cautelare in carcere.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha commentato: "L’arresto di un comandante di un motopesca tunisino e i tre componenti dell’equipaggio accusati di pirateria ai danni di alcuni gruppi di migranti in difficoltà è la conferma di quanto sia fondamentale contrastare l’immigrazione irregolare anche a tutela degli stessi migranti, che finiscono nelle mani di criminali senza scrupoli che ne mettono gravemente a rischio la vita".

"Il gravissimo episodio che emerge dalle indagini – ha aggiunto il ministro – testimonia la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale e l’importanza dell’azione intrapresa da questo governo per contrastare i criminali che cercano di arricchirsi in ogni modo, anche garantendo un adeguato supporto operativo ai Paesi di partenza dei barchini".

Piantedosi ha sottolineato, in occasione della giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che si celebra appunto il 30 luglio, "il dovere di tutti gli Stati di agire insieme per sconfiggere questa piaga mondiale che riguarda i Paesi di origine, transito e destinazione delle vittime, per la maggior parte donne e bambini".

Ernesto Giusti

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