Suicidio Ruffino, l’autopsia: “Non soffriva di gravi malattie”. La procura indaga per “istigazione”

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Il responso dell’autopsia sul cadavere di Luca Ruffino, presidente di Visibilia Editore suicidatosi nel suo studio sabato 5 agosto 2023, apre interrogativi. Il manager, secondi i medici legali, non soffriva di gravi malattie.

Resta un punto fermo, dunque, nell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano per ‘istigazione al suicidio’. L’ipotesi che si sia ucciso per avere scoperto una patologia in fase terminale era stata avanzata, nelle ore successiva alla scoperta del corpo da parte del figlio Mirko, in un comunicato del parlamentare di Fdi Marco Osnato.

"Si sostiene che probabilmente il gesto estremo possa essere stato dettato dalla consapevolezza di una malattia feroce che non gli avrebbe dato piu’ speranze" era scritto nella nota seguita poi anche da una testimonianza anonima ai media di un amico che aveva riferito della sua preoccupazione per una recidiva di un cancro gia’ avuto in passato.

Nulla di tutto ciò emergerebbe dall’autopsia, secondo quanto viene riferito da fonti giudiziarie. Scopo dell’inchiesta e’ quello di accertare se qualcuno possa avere `istigato l’imprenditore a farla finita, per esempio minacciandolo. Per ricostruire il quadro in cui e’ maturata la scelta di togliersi la vita, gli inquirenti ritenevano utile sapere se Ruffino soffrisse di una malattia grave, come riferito appunto da alcune persone.

All’autopsia, svolta all’Istituto di Medicina Legale, non ha partecipato il legale che assiste i familiari, l’avvocato Fabio Re Ferre’, che ha detto di non avere nominato un consulente avendo "piena fiducia nella scrupolosità della Procura".

Nei biglietti lasciati ai familiari il presidente della societa’ editoriale, coinvolta nell’inchiesta che vede indagata anche la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, aveva fatto riferimento alla fatica degli ultimi anni.

"Ho accumulato tensioni e sofferenze che hanno saturato i miei spazi. Vi chiedo scusa" c’e’ scritto in un messaggio. Ruffino non era tra gli indagati nel caso Visibilia e nemmeno è mai stato sentito come persona informata sui fatti. Il suo suicidio, viene fatto notare in ambienti giudiziari, arriva in un agosto milanese durante il quale si registra un picco di persone morte per propria volontà. La notte in cui si è tolto la vita Ruffino lo hanno fatto, viene riferito a titolo di cronaca, altre due persone. Forse lasciate sole, come Ruffino, in uno studio pieno di assilli, ma vuoto di persone che avrebbero potuto pronunciare una parola di conforto.

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