Cdm: Meloni conferma il taglio del cuneo fiscale. “Il superbonus? Un disastro da 12 miliardi”

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"Non ripeteremo errori e sprechi come il disastro del Superbonus 110%", che era scritto malissimo e ha prodotto la più grande truffa ai danni dello Stato. Una truffa da 12 miliardi". Questo l’incipit di Giorgia Meloni ai ministri per delineare le risorse su cui costruire la manovra nella prima riunione del Cdm. Quindi la premier ha ammonito: "Ricordate che le risorse sono poche". Per poi informare il taglio del cuneo fiscale.

Non si sa ancora quante. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha precisato che dipenderà anche dall’andamento del negoziato a livello europeo sul nuovo Patto di stabilità. Per fare cassa, ha aggiunto, non è esclusa la strada delle privatizzazioni, sollecitata da Forza Italia, perché "potrebbero esserci partecipazioni da cui è necessario disinvestire".

"Mi auguro che vi siate riposati abbastanza perché abbiamo tanto lavoro da fare e un’agenda estremamente impegnativa", ha detto Meloni ai suoi ministri ritrovandoli a Palazzo Chigi dopo tre settimane: ora c’è "un anno molto impegnativo che culminerà con le elezioni europee e la presidenza italiana del G7", e la premier si aspetta dai suoi "il massimo della compattezza, della determinazione, della concentrazione".

Dovrà anche essere "l’anno delle grandi riforme", ha aggiunto, citando l’autonomia differenziata, la giustizia, la delega fiscale e annunciando che è "pronta" la proposta di Elisabetta Casellati sul premierato: "Dà stabilità ai governi e fa decidere ai cittadini chi debba governare". La legge di bilancio entrerà nel vivo dopo la riunione di maggioranza in programma il 6 settembre. Ma già la presidente del Consiglio ha voluto chiarire le direttive da seguire e i paletti, all’insegna della prudenza. Deve essere, ha aggiunto, una manovra "seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese".

Ma deve anche essere politica: "Dobbiamo consolidare la direzione" del taglio del cuneo, "un provvedimento concreto che arriva ogni mese nella busta paga", e degli interventi a favore della famiglia, con l’obiettivo di contrastare la denatalità. La priorità non è più il caro-energia: "Gli sgravi – ha detto Giorgetti – torneranno di attualità nella misura in cui i prezzi di gas e elettricità lo consiglieranno". Lo scenario sarà più chiaro quando fra un mese l’esecutivo varerà la Nadef. Palazzo Chigi e Mef stanno esaminando i desiderata dei vari ministeri, che complessivamente supererebbero i 40 miliardi, ben oltre i 30 miliardi, la cifra attorno a cui potrebbe aggirarsi il monte risorse complessivo.

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, nei giorni scorsi si è detto ottimista: "Attendo certamente che buona parte delle nostre richieste vengano, in qualche misura, accolte". Si sta anche lavorando sul rinnovo dei contratti pubblici, e qualche segnale di apertura sarebbe già arrivata per alcuni settori. Il tutto da fare con "i piedi ben piantati a terra", ha avvertito Meloni, perché "la congiuntura si sta facendo più difficile, a partire dal rallentamento dell’economia tedesca che si ripercuote in tutta la Ue e sul nostro tessuto industriale. Le risorse disponibili devono essere usate con la massima attenzione".

La premier esorta i ministri ad andare oltre la semplice spending review. L’esempio da non imitare sono "i bonus edilizi introdotti dal Governo Conte 2, compreso il bonus facciate". Meloni cita "documenti dell’Agenzia dell’Entrate" secondo cui ci sono "più di 12 miliardi di irregolarità. Alla faccia di chi accusa il centrodestra di essere ‘amico’ di evasori e truffatori. Grazie a norme scritte malissimo si è consentita la più grande truffa ai danni dello Stato". Il margine di manovra dell’Italia dipenderà da se e come cambieranno le nuove regole di bilancio e di governance europea.

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"L’ipotesi che non si riesca ad approvare un nuovo Patto entro fine anno forse è la più probabile", le parole di Giorgetti, che non chiude alla proposta di privatizzazioni avanzata da FI (il suo segretario Matteo Salvini nei giorni scorsi ha bocciato l’ipotesi relativa ai porti, lanciata dall’altro vicepremier, Antonio Tajani). "Certamente ci sono delle situazioni che potrebbero originare una riallocazione delle partecipazioni dello Stato. Oggi – ha aggiunto alludendo a Tim – discutiamo di uno Stato che entra in partecipazione strategica, ma può darsi ci siano altre realtà in cui sia opportuno in qualche modo disinvestire".

Sandro Bennucci

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