Ticket di 5 euro per entrare a Venezia. Firenze non diventi “parco-giochi”, ma città di nuovo a misura di resid enti

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In Palazzo Vecchio si parlava da tempo dell’idea di mettere un ticket per entrare a Firenze. Come a Gardaland e, a Parigi, nello spicchio periferico di Disneyland. La città parco-giochi. A Venezia sono stati più rapidi: dalla primavera del 2024, chi vorrà visitare la città sulla laguna dovrà pagare un biglietto d’ingresso. Quanto? 5 euro. Che non è poco: sarebbero circa 10mila vecchie lire.

Lo ha stabilito la giunta comunale, guidata dal sindaco Luigi Brugnaro, appartenente a "Coraggio Italia", partito che lo vede fra i fondatori e promotori. "Coraggio"? Sì, un po’ ce ne vuole per stabilire che in un pezzo di territorio nazionale si entra a pagamento. Significa determinare che il centro di Venezia (come del resto, ormai, quello di Firenze) non è più dei cittadini ma è un patrimonio da rendita di posizione per chi lo gestisce.

La delibera veneziana andrà in Consiglio comunale per l’approvazione il 12 settembre. Obiettivo, neppure troppo nascosto, disincentivare il turismo giornaliero in alcuni periodi per evitare che la città venga soffocata e diventi invivibile. Potrà entrare senza ticket chi resterà più giorni, magari spendendo 400-500 euro a notte in albergo. Aggiugendo il costo degli scontrini per prima colazione, pranzo, cena.

La sperimentazione per il 2024 sarà di circa 30 giornate, che verranno stabilite dalla giunta. In linea generale, si concentrerà sui ponti primaverili e sui week end estivi. Il meccanismo, almeno sulla carta, è abbastanza semplice e prevede deroghe per chi risiede nel comune o vi lavora.

Il ticket, inizialmente di 5 euro, dovrà essere corrisposto da ogni persona fisica, di età superiore ai 14 anni, che acceda alla città per una visita giornaliera. Saranno esclusi coloro che soggiornano in strutture ricettive situate all’interno del territorio comunale, i residenti nel Veneto, i bambini fino ai 14 anni di età, chi ha necessità di cure, chi partecipa a competizioni sportive, forze dell’ordine in servizio, il coniuge, il convivente, i parenti o affini fino al terzo grado di residenti nelle aree in cui vale il contributo di accesso.

Ma nemmeno i veneti avranno vita facile: nella delibera saranno chiarite anche le modalità di prenotazione obbligatoria per alcune categorie che rientrano nell’esenzione, in modalità smart e telematica. In questo caso non pagheranno alcun contributo, ma avranno l’obbligo di prenotarsi sul portale apposito.

"Ci poniamo come apripista a livello mondiale – dice l’assessore al turismo Simone Venturini – consapevoli dell’urgenza di trovare un nuovo equilibrio tra i diritti di chi a Venezia vive, studia o lavora e di chi visita la città". Per la Serenissima, dunque, è una questione di sopravvivenza. "La prenotabilità non è uno strumento per fare cassa (anzi, permetterà di coprire solo i costi del sistema) ma garantirà ai residenti – conferma Venturini – una qualità della vita migliore e ai turisti pernottanti una visita in grado di regalare emozioni più vivide. Dopo un lungo e difficile iter è arrivato il momento di agire concretamente, come siamo abituati a fare".

Soddisfatti gli albergatori. La tassa va bene, sostengono, basta che non finisca per ricadere su chi a Venezia soggiorna e spende. E chiedono l’abolizione della tassa di soggiorno. E Firenze osserva. Ma forse, chi guarda col binocolo la Laguna, dovrebbe fare una valutazione: il centro storico di Firenze è da tempo svuotato e percorso quotidianamente da decine di migliaia di turisti. L’obiettivo non deve essere quello del "parco giochi" a pagamento, ma una vera ripopolazione: con fiorentini che possano riscoprire il piacere della residenza in centro. Smantellando quelle rendite di posizione fòri tempo ed, economicamente, fòri misura.

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Sandro Bennucci

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