Putin: “L’Urss sbagliò a inviare i carri armati in Ungheria e a Praga”. E chiede armi a Kim contro l’Ucraina

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Il Cremlino ha assicurato che l’incontro fra il leader russo Vladimir Putin e il dittatore nordcoreano Kim Jong-un avrà luogo "nei prossimi giorni". Lo ha riferito il portavoce del presidente russo, Dmitri Peskov, rispondendo a una domanda dei giornalisti a margine del Forum economico orientale a Vladivostok. Ma a Vladivostok, dove è arrivato il super treno di Kim, Putin prima ha detto che non si può parlare di pace con l’Ucraina, in presenza della "controffensiva", ma ha anche fatto indietro nella storia: dicendo che l’Unione Sovietica sbagliò quando decise d’invadere, con i carri armati, l’Ungheria nel 1956 e la Cecoslovacchia nl 1968, soffocando la "Primavera di Praga".

Revisionismo storico? Ha parlato dell’invio di armi, quindi di carri armati da parte dell’Unione sovietica a Praga nel 1968 e a Budapest nel 1956. In realtà furono due invasioni per reprimere voglie di libertà. "Da tempo – ha detto Putin – riconosciamo che questa parte della politica dell’Unione sovietica era sbagliata e portava solo a tensioni nelle relazioni, non si può fare nulla nella sfera della politica estera che sia in evidente conflitto con gli interessi di altre nazioni, ma è proprio questo rastrello, se di rastrello si può parlare, che i principali Paesi occidentali, e soprattutto gli Stati Uniti, calpestano".

Chissà cosa direbbe, di fronte alle parole di Putin pronunciate oggi, 12 settembre 2023, Romano Bilenchi, direttore, nel 1956, del "Nuovo Corriere" di Firenze. "Reo" agli occhi del Pci togliattiano di aver scritto un articolo di fuoco contro l’aggressione sovietica all’Ungheria. "Non si deve più spèarare contro gli operai", scrisse Bilanchi. E dalle Botteghe Oascure (sede del Pci) arrivò l’ordine perentorio: chiudere subito il "Nuovo Corriere". Bilenchi, fine intellettuale e scrittore di fama, venne poi assunto a "La Nazione".

Ma l’invasione dell’Ungheria, voluta da Nikita Kruscev, non fu un "invio di armi". Ma il soffocamento di un movimento di popolo che voleva vivere in modo diverso da quello imposto dalla dottrina comunista. Il tallone sovietico soffocò la rivolta. Si dissolse anche la nazionale ungherese, seconda ai mondiali del ’54. Ferenc Puskas, uno dei migliori calciatori di ogni tempo, emigrò in Spagna.

E non fu un "invio di armi", ma un’invasione repressiva, con i carri armati, quella che bloccò la fine della "primavera di Praga" di Dubcek. Breznev, rispetto a Kruscev, aveva solo cambiato strategia: quei carri armati non erano solo sovietici, ma di tutto il "Patto di Varsavia". Atti d’eroismo del popolo ceko. Jan Palach si dette fuoco in piazza San Venceslao. I vagiti di libertà vennero repressi. E il Partico comunista italiano? Stavolta il segretario Longo ruppe gli indugi è andò a incontrare Dubcek, nonostante le parole di Pajetta: "Si può andare a Praga, ma fatto il passo non ptremo tornare indietro". Il comunismo italiano stava cambiando: poi sarebbe arrivato Berlinguer con il "compromesso storico". Ma questa è un’altra storia.

Torniamo a Putin: che ha parlato, rispondendo nel corso del Forum economico orientale di Vladivostock alle parole del moderatore, che aveva citato le dichiarazioni di autorità della Repubblica Ceca e dell’Ungheria secondo cui "l’Urss si comportava come un colonialista quando portava i carri armati a Praga o a Budapest". Secondo Putin, gli Stati Uniti stanno ‘calpestando lo stesso rastrello’ dell’Urss in politica estera.

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In ogni caso, se nella domanda c’era un tentativo di capire se era cambiato qualcosa nei confronti dell’Ucraina, Putin ha detto: "La Federazione Russa non può fermare le ostilità mentre l’Ucraina è in controffensiva. Lo ha detto questa mattina il presidente russo Vladimir Putin al Forum economico dell’Estremo Oriente: "Ebbene, come possiamo fermare le ostilità se l’altra parte sta conducendo una controffensiva? Cosa dovremmo fare? Fanno una controffensiva e noi diciamo ‘ci fermiamo?’. Non siamo troskisti".

Gli osservatori si chiedono se l’incontro con Kim porterà aiuti concreti, in fatto di armi, alla Russia. Il generale Leonardo Tricarico ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della Fondazione Icsa, ha commentato: "L’incontro e l’aiuto del leader nord coreano a Putin è in larga parte coreografia, una componente succulenta cui Kim Jong-un non sa rinunciare e che nel caso in questione non è semplice contorno ma la parte principale".

"Infatti – evidenzia Tricarico- l’armamento coreano non sarà significativo ai fini degli equilibri militari ma accentuerà ulteriormente la barbarie e la crudeltà con cui Putin sta interpretando questa guerra. Si tratterà infatti con molta probabilità di proiettili di artiglieria, compatibili con i sistemi russi di cui Kim dovrebbe avere significativa disponibilità e che dovrebbero rappresentare il grosso delle forniture". "D’altro canto è noto che la Corea del Nord non disponga di tecnologie avanzate nel settore della Difesa e per questo vi è da attendersi una intensificazione dei bombardamenti indiscriminati su ogni tipo di obiettivo ucraino ed ulteriori consistenti stragi di civili".

Sandro Bennucci

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