Israele: governo di guerra. Gaza: notte al buio. Razzi dal Libano. Tel Aviv ha mobilitato 300mila riservisti

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E’ stato varato un governo di guerra per guidare Israele nell’emergenza nazionale. L’accordo è stato raggiunto tra il premier Benyamin "Bibi" Netanyahu e uno dei leader dell’opposizione, Benny Gantz. A Gaza l’unica centrale è rimasta senza carburante e si è spenta. La Striscia passerà la notte al buio. E forse anche le successive.

Intanto "l’Egitto ha ricevuto da Hamas l’impegno a non maltrattare ostaggi stranieri e con doppia nazionalità". Lo scrive al Arabiya citando sue fonti secondo le quali "l’Egitto prenderà in carico il dossier degli ostaggi stranieri e con doppia nazionalità detenuti da Hamas e raggiungerà un’intesa al riguardo".

L’ospedale di Ashkelon, nel sud di Israele, non lontano dalla Striscia di Gaza è stato colpito dal lancio di razzi di Hamas. Un razzo lanciato oggi dalla Striscia di Gaza ha colpito un ospedale nella città israeliana meridionale di Ashkelon. Lo ha detto una portavoce della struttura sanitaria, precisando che non ci sono state vittime. "Il centro di sviluppo infantile dell’ospedale Barzilai di Ashkelon è stato colpito direttamente da un proiettile proveniente da Gaza", ha aggiunto la stessa fonte.
Hamas e la Jihad islamica hanno annunciato nuovi attacchi missilistici su Israele.

Israele sta colpendo nella Striscia su "scala senza precedenti", ha detto il generale Omer Tishler, capo di staff dell’aviazione militare. "Stiamo attaccando la Striscia" con questa modalità "perché quello che accade qui è qualcosa che non è mai accaduto prima. C’è un nemico che tira razzi e attacca la popolazione civile". Attaccata l’Università islamica a Gaza: per il portavoce militare l’ateneo "era usato come centro di addestramento per operativi militari dell’intelligence e per lo sviluppo della produzione di armi".

Distrutta a Gaza – hanno raccontato fonti palestinesila casa della cosiddetta mente degli attacchi di Hamas a Israele, Mohammed Deif, uccidendo il fratello e membri della sua famiglia, compresi il figlio e la nipote. Lo riferisce Ynet. Dello stratega dell’assalto non si hanno però notizie. Altri parenti di Deif sarebbero intrappolati tra le rovine dell’edificio, nel sud della Striscia di Gaza.

Ai residenti di ampie zone del nord di Israele è stato intimato di entrare immediatamente nei rifugi. Lo ha fatto sapere il Comando interno di Israele che parla di una possibile infiltrazione di un drone. I media locali parlano invece di infiltrazioni multiple di droni o deltaplani con uomini armati nel territorio israeliano dal Libano.

Nessun drone o deltaplano è penetrato in Israele dal sud del Libano: lo ha detto Ali Shuayb, inviato di al Manar, la tv di Hezbollah, posizionato a poche decine di metri dalla Linea Blu di demarcazione con Israele di fronte all’insediamento di Metulla. "Dal sud del Libano non ci sono conferme di droni o deltaplani verso la Palestina occupata", ha detto Shuayb. "E’ possibile che siano penetrati dal Golan siriano ma non possiamo confermare da qui".

Tel Aviv, la capitale, ha poco della città che era sabato scorso prima dell’attacco da Hamas. Non solo per le ripetute sirene d’allarme, per le esplosioni che si sentono vicine e lontane dovute all’intercettamento dei razzi, per la corsa ai rifugi, per i molti negozi chiusi, i ristoranti che hanno abbassato le serrande e in qualche modo ridotto il personale.

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Ma anche perché gran parte di quei ragazzi, che prima animavano Tel Aviv e vedevi ovunque riempire i locali, sono stati richiamati dall’esercito. Come se si fossero volatilizzati da un momento all’altro. Alle armi sono stati richiamati in 48 ore 300mila riservisti. Il lungo viale Rothschild che attraversa la città da sud a nord, prima di sabato era affollato di gente e chioschi aperti.

In molte occasioni si stentava a fendere la folla. Ora è una lunga via facile da attraversare. Anche il lungomare della città, che in ebraico si chiama Tayelet, pullulava di gente di ogni tipo, una via poliglotta dove diversi idiomi si accavallavano l’uno all’altro, oltre l’ebraico, ora ha visto ridotta la sua frequentazione.

E anche Giaffa, al limite estremo sud della città, con una forte componente araba, ha risentito di tutto questo. Di turisti in giro se ne vedono pochissimi: quelli che sono incappati in questa guerra per caso, non vedono l’ora di andare via. Non è certo la Tel Aviv che, giustamente e ricambiati, si aspettavano.

All’aeroporto Ben Gurion, non distante da Tel Aviv, i voli cancellati non si contano più e c’è la ressa per accaparrarsi gli ultimi posti per decollare. Turisti e pellegrini che sono arrivati prima, o a ridosso dell’inizio del conflitto, in alcuni casi hanno stazionato a lungo all’aeroporto prima di riuscire ad imbarcarsi. L’ambasciata italiana ha organizzato numerosi voli di emergenza per portare a casa i connazionali e ha istituito sul posto un punto di assistenza per gli italiani.

Le immagini che le tv passano in continuazione degli oltre 100 ostaggi israeliani trascinati a forza a Gaza dai miliziani e soprattutto quelle del ragazzino bullizzato dagli uomini delle fazioni palestinesi hanno indurito il Paese. Israele appare ora deciso a liberarsi per sempre di Hamas. Dopo si penserà ad accertare le responsabilità di chi ha permesso alle fazioni palestinesi di sorprendere l’esercito. Tuttavia, questo quadro non tragga in inganno: Tel Aviv – come tutta Israele – è scioccata ma non arretra neppure di un millimetro.

Ernesto Giusti

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