Gli industriali lapidei di Carrara, scrive Il Sole 24 Ore oggi in edicola, sono pronti a investire decine di milioni per potenziare la lavorazione in loco del marmo estratto dalle famose cave di “bianco” delle Alpi Apuane, creando così nuovi posti di lavoro, a patto che il quadro normativo diventi chiaro, stabile e meno vessatorio di quanto ritengono essere oggi.
E per far capire alla Regione Toscana e alle istituzioni locali che fanno sul serio, gli imprenditori mettono sul tavolo numeri e progetti “certificati” da uno studio della società di consulenza Gea (realizzato per conto di Confindustria Massa Carrara, ora confluita in Confindustria Livorno-Massa Carrara): 110 milioni di investimenti previsti nei prossimi due anni tra stabilimenti, show room, attrezzature e macchinari e circa 250 nuovi posti di lavoro stimati tra diretti (170 addetti) e indotto (80).
Secondo il vicepresidente di Confindustria Livorno-Massa Carrara, Erich Luchetti, il settore ha bisogno di «un quadro di regole certo e duraturo»: un quadro oggi compromesso dalla legge toscana approvata nel marzo 2015 che prevede l'”esproprio” di chi ha cave private, riportando al patrimonio comunale i cosiddetti “beni estimati”.
Quella legge (la numero 35/2015) è stata impugnata dal Governo e tra pochi giorni, martedì 20 settembre, passerà al vaglio della Corte Costituzionale, chiamata a decidere di chi è la proprietà delle cave, in virtù della potestà legislativa in materia di ordinamento civile.
Ma il timore che si respira nel distretto apuano è che, comunque vada la sentenza, senza un “patto” tra imprese e istituzioni non si metterà fine a una litigiosità che è andata alzandosi di tono di mese in mese. Da una parte ambientalisti e gruppi di intellettuali che gridano allo sfruttamento e alla distruzione delle montagne; dall’altra gli imprenditori che rivendicano l’importanza del distretto lapideo, un sistema industriale che fattura un miliardo di euro, dà lavoro a circa 13mila persone con l’indotto ed è leader italiano nell’esportazione di marmi lavorati. E che produce il 13% del Pil della provincia di Massa Carrara e il 10% dell’occupazione.
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