Israele: “Aiuteremo ad evacuare i neonati dall’ospedale Shifa”. Ed esplode il dissenso a Gaza contro Hamas

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Israele ha annunciato che che faciliterà l’evacuazione dei neonati dall’ospedale Shifa di Gaza, diventato, secondo Tel Aviv, scudo per i combattenti di Hamas. Perchè senza corrente, senz’acqua, senza forniture mediche ci sono decine di feriti e neonati a rischio.

Nella catastrofe che sta travolgendo gli ospedali di Gaza City, stretti nella morsa dei combattimenti tra l’esercito israeliano e i miliziani di Hamas, Israele ha annunciato che faciliterà l’evacuazione dei bebè dallo Shifa, la struttura più grande della Striscia ormai al collasso.

"Lo staff ha chiesto aiuto. Noi – ha annunciato in serata il portavoce militare Daniel Hagari – aiuteremo i bambini del reparto pediatrico a raggiungere un ospedale più sicuro e forniremo l’assistenza necessaria".

Quella degli ospedali è una partita cruciale nella battaglia in corso, non solo dal punto di vista umanitario. Soprattutto allo Shifa, sotto la cui struttura Israele ritiene vi sia il comando centrale di Hamas e il nascondiglio del capo della fazione islamica a Gaza Yahya Sinwar.

Tagliato fuori dal mondo, l’ospedale – secondo il suo direttore Muhammad Abu Salmiya – è rimasto "senza elettricità, internet, acqua e forniture mediche. Quello che posso dire – ha spiegato – è che abbiamo cominciato a perdere vite di pazienti. Ogni minuto c’è chi muore: malati, feriti e anche bebè nelle incubatrici".

Ma nello stesso ospedale c’è ormai dissenso aperto verso Hamas. Un portavoce della fazione, Yiad al-Bazam, viene ripreso mentre si appresta a leggere un testo in una conferenza stampa all’ospedale Shifa quando inaspettatamente dietro di lui compare un uomo che urla: "Che Dio ci protegga da Hamas".

Al-Bazam abbassa lo sguardo, senza voltarsi e senza fare commenti. Sono spezzoni di filmati mostrati alla stampa dal portavoce militare israeliano che, a suo parere, riflettono la collera degli abitanti della Striscia verso chi il 7 ottobre ha messo in moto il conflitto con Israele e tutto quello che ne è seguito.

Negli ultimi anni moti di protesta contro Hamas erano emersi in particolare per questioni economiche. Nel 2019 il movimento ‘Bidna n-aish bil karama’ (Vogliamo vivere con dignità) organizzò manifestazioni di massa a fu represso dagli apparati di sicurezza del regime. Nel luglio scorso nuove manifestazioni contro Hamas sono avvenute a Khan Yunis, nel sud della Striscia, e si sono estese ad altre località.

Migliaia di persone sono scese in strada per denunciare un aumento delle tasse, la penuria di corrente elettrica (tanto più grave in giorni di forte calura), la disoccupazione e la corruzione del governo di Hamas.

Il regime ha risposto imponendo il silenzio stampa, soffocando le proteste e accusando Fatah di fomentare le tensioni. Anche in questi giorni si possono trovare sul web espressioni di dissenso da Hamas. Una donna anziana, a viso scoperto, lancia i suoi anatemi da una strada di Gaza: "Abbiamo cercato di fuggire – dice – ma loro (Hamas, ndr) ci hanno costretto a restare. Mi hanno minacciata: ‘Ti tagliamo il ventre. Se scappi, ti sgozziamo’. Da 30 giorni siamo prigionieri di Hamas".

Una coppia di anziani è stata ripresa mentre, con pochi fagotti, lascia il campo profughi di Shati (dov’è nato Haniyeh) per raggiungere il sud della Striscia. L’uomo esclama: "Dite ad Abu el-Abed (soprannome di Haniyeh, ndr) e a Khaled Meshal che hanno distrutto Gaza".

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Nel mirino c’è soprattutto Haniyeh: "Dimmi Haniyeh, dove sei? Dove sono i tuoi figli? Perché non hanno preso il parapendio per attaccare Israele? Ah, sei in albergo? Su un letto bianco? Hai fatto il massaggio? Sarai stanco…". Questo filmato, messo in rete da una palestinese che risiede all’estero, ha avuto oltre 100 mila visualizzazioni. Altri hanno ricordato sul web l’anniversario che cade proprio oggi della morte di Yasser Arafat, l’11 novembre 2004. "Arafat – hanno scritto – quando combatteva, stava sotto le bombe con i fedayin, mangiava il loro stesso pane".

A differenza di quanto fanno oggi Haniyeh e altri dirigenti di Hamas. Nel sud della Striscia, fra le moltitudini di sfollati, il malumore verso Hamas è palpabile anche per l’assenza totale delle sue istituzioni in situazioni di emergenza.

Mentre i combattenti sono al riparo nei bunker sotterranei, con scorte ammassate da mesi, in superficie parte della popolazione dorme all’addiaccio ed è alla costante ricerca di cibo. Non pochi tornano col pensiero alla scorsa estate, quando la folla si accalcava negli uffici che distribuivano visti di ingresso per la Turchia. Ci furono tumulti per aggiudicarsi quei documenti che avrebbero consentito loro di costruirsi una nuova esistenza fuori da Gaza, lontano dal regime di Sinwar.

La ong Physicians for Human Rights Israel, che continua a mantenere i contatti con due medici della struttura di Shifa, ha annunciato nel pomeriggio che "due neonati prematuri sono morti per l’interruzione della corrente". Poi ha sostenuto che c’era stato uno errore e che "il neonato deceduto è uno", nonostante fonti dell’ospedale abbiano successivamente confermato la cifra di due. "Hamas – ha denunciato un portavoce militare – ha trasformato gli ospedali in postazioni fortificate".

Per questo diversi di loro "devono essere evacuati, per consentire all’esercito di affrontare i miliziani. Da settimane facciamo forzi per evacuare gli ospedali, che sono divenuti posti molto pericolosi". Portando ad esempio l’ospedale Rantisi, il portavoce israeliano ha precisato che per tre giorni consecutivi prima della sua evacuazione l’esercito ha fatto ricorso "a telefonate e volantini" per indurre i civili ad allontanarsi.

Finora Israele sarebbe riuscito a far evacuare il Rantisi e il Nasser. Mentre ha negato di aver compiuto attacchi allo Shifa. "Non c’è alcun assedio, ci sono combattimenti nelle vicinanze ma la parte est dell’ospedale resta aperta" per chi voglia uscire, ha detto un portavoce smentendo le affermazioni di Hamas secondo cui l’esercito avrebbe bombardato l’ospedale.

L’esplosione, secondo la versione israeliana, sarebbe invece da attribuirsi ad un lancio fallito di un razzo da parte delle fazioni palestinesi. Inoltre, nell’evacuazione dei civili del Rantisi l’esercito ha accusato "terroristi di Hamas" di aver aperto il fuoco "per spaventare la folla e farla rientrare. Altri cinque o sei miliziani si sono poi mischiati ai civili quando hanno cominciato a defluire. Li hanno utilizzati come scudi umani. I nostri cecchini avrebbero potuto colpirli, ma non volevamo creare panico". Le organizzazioni umanitarie internazionali, compresa l’Onu, hanno invece attaccato Israele. "Niente – ha ammonito il responsabile degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths – giustifica atti di guerra contro strutture sanitarie".

Dello stesso avviso Msf, secondo cui allo Shifa è stato "colpito un reparto di maternità", mentre la Croce Rossa si è detta "scioccata per le notizie" e Oxfam ha parlato di "crimini di guerra". Ma il premier Benyamin Netanyahu ha avvertito che "nessuna pressione internazionale ci fermerà dal proteggere noi stessi", ripetendo che "quando Hamas sarà sradicata, manterremo il controllo di sicurezza nella Striscia", che non sarà affidato dall’Anp.

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Ernesto Giusti

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