Salario minimo: centrodestra riscrive la proposta dell’opposizione. Palla al governo. Ira Pd-M5s

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Salario minimo: i 9 euro l’ora proposti da Pd, M5S, Azione, +Europa e Avs vengono bypassati dal concetto di "equa retribuzione". Come? Attraverso un emendamento in commissione Lavoro alla Camera. Così la maggioranza "svuota" la proposta di legge per l’introduzione del salario minimo per i lavoratori poveri e passa la palla all’esecutivo.

L’emendamento, a prima firma dello stesso presidente della commissione, Walter Rizzetto (FdI), e sostenuto dagli altri gruppi di maggioranza, trasforma la proposta delle opposizioni in una delega al governo per predisporre, entro sei mesi, un intervento-quadro in materia di "retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva".

È nota la contrarierà della premier Giorgia Meloni e del governo a fissare una soglia minima. E lo ha ribadito chiaramente la ministra Marina Elvira Calderone oggi a un appuntamento di Fratelli d’Italia per fare il punto sulle politiche sul lavoro: "Non possiamo imporre per legge un numero. Quello che dobbiamo fare – ha osservato – è sostenere i rinnovi contrattuali e contrastare il lavoro irregolare e l’utilizzo improprio degli strumenti".

"E’ un colpo di mano – protesta il Partito Democratico -. Si trasforma una legge delle opposizioni in una delega al Governo. Dove di salario minimo non c’è traccia". Di "schiaffo a 3,6 milioni di lavoratrici e lavoratori con buste paga da fame" parla il leader del M5S, Giuseppe Conte, sottolineando che "nel loro emendamento parlano di salari differenziati in relazione alle diverse aree d’Italia, cioè tra nord e sud: una prospettiva scellerata che reintroduce le gabbie salariali".

"Per il lavoro povero – dice la capogruppo FdI in commissione Lavoro, Marta Schifone – c’è bisogno di rafforzare la contrattazione collettiva nazionale. Quello che abbiamo in mente è una equa retribuzione".

L’emendamento del centrodestra punta quindi a "rafforzare e incentivare la contrattazione collettiva e di secondo livello, "stimolare" il rinnovo e contrastare il dumping contrattuale. Si estendono "i trattamenti economici complessivi minimi dei contratti collettivi", si prevedono incentivi e un "intervento diretto" del ministero del Lavoro sui contratti scaduti e non rinnovati" entro "congrui termini".

Nel testo anche il riferimento al differente costo della vita nella Penisola, su cui si concentrano le critiche delle opposizioni per un "ritorno anacronistico" alle "gabbie salariali".Infatti, nella proposta della maggioranza, si incentiva la "contrattazione di secondo livello con finalità adattive", anche per fare fronte alle "diversificate necessità" correlate "alle differenze dei costi su base territoriale".

Vi è poi, come misura contro l’evasione fiscale, il riferimento a "una riforma della vigilanza del sistema cooperativo".In tutto sono invece 14 gli emendamenti alla pdl delle opposizioni depositati in commissione, dove oggi scadevano i termini per presentare le proposte di modifica.

Anche Italia Viva, che non ha partecipato alla stesura del testo, con Boschi e Marattin fa una propria proposta alternativa, che prevede tra l’altro di aumentare gli stipendi con una partecipazione dei dipendenti all’azionariato.

Pd-Azione-M5s e Avs hanno depositato un emendamento al proprio testo per "sopprimere" l’articolo che prevede in legge di Bilancio "un beneficio in favore dei datori di lavoro" che adeguano il trattamento economico minimo orario all’importo di 9 euro. La ratio "è togliere un alibi" alla maggioranza, che contestava l’assenza di coperture per il fondo alle imprese, con l’intenzione di presentare in legge di Bilancio un emendamento per istituire il fondo sul salario minimo.

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Sandro Bennucci

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