Olanda: trionfa l’estrema destra di Wilders. Ma è rebus per formare il governo

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Gli elettori olandesi hanno virato a destra. Anzi, verso l’estrema destra. E l’Olanda, oggi 23 novembre 2023, si sveglia con una certezza – la vittoria schiacciante dell’estrema destra populista di Geert Wilders – e un rebus: riuscirà a formare il governo?

La novità, rispetto alla dichiarazioni della vigilia, viene dalle formazioni di centro e destra che lanciano i primi segnali di apertura a Wilders. Dopo 25 anni in parlamento, il Partito della Libertà (PVV) di Wilders è destinato a conquistare 37 seggi (il doppio di quanti ne aveva), ben davanti al suo rivale più vicino, l’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario Ue Timmermans.

"Il PVV non può più essere ignorato", ha detto Wilders: "Governeremo". La sua vittoria – nota la Bbc – ha scosso la politica olandese. Ma dovrà convincere gli altri partiti ad unirsi a lui in una coalizione. Per la maggioranza sono necessari 76 seggi su un totale di 150 parlamentari. Prima del voto, gli altri tre grandi partiti avevano escluso la possibilità di partecipare ad un governo guidato da Wilders a causa delle sue politiche di estrema destra. Ma ciò potrebbe cambiare a causa della portata della sua vittoria.

L’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans è destinata ad arrivare seconda con 25 seggi. Timmermans Ha chiarito che non avrà nulla a che fare con un governo guidato da Wilders.

É giunto il momento di difendere la democrazia e lo stato di diritto in Olanda, ha detto Timmermans parlando a urne chiuse: "Non lasceremo andare nessuno nei Paesi Bassi. Nei Paesi Bassi tutti sono uguali". Al terzo posto (24 seggi) il partito liberale di centrodestra VVD sotto la guida della nuova leader Dilan Yesilgöz, e Il Nuovo Contratto Sociale (20 seggi) un partito nuovo di zecca formato dal deputato Pieter Omtzigt al quarto posto.

Ed è a loro che si è rivolto Wilders perchè lavorino assieme. Sia sia la Yesilgöz che Omtzigt si sono congratulati con lui per il suo successo. E qualche prudente apertura in effetti si è già registrata. Sebbene Yesilgöz dubiti che Wilders riesca a trovare i numeri di cui ha bisogno, non chiude le porte e afferma he spetta ai suoi colleghi di partito decidere come rispondere.

Prima delle elezioni, la leader aveva insistito che non avrebbe prestato servizio nel gabinetto guidato da Wilders, ma non aveva escluso di lavorare con lui se avesse vinto.

Più marcata l’apertura di Omtzigt. Se alla vigilia del voto Omtzigt aveva assicurato che la sua formazione, il Nuovo Contratto sociale, non avrebbe collaborato con Wilders, ieri sera ha decisamente sfumato i toni. Siamo "disponibili a trasformare questa fiducia [degli elettori] in azione".

La vittoria di Wilders è già stata accolta con entusiasmo dai leader nazionalisti e di estrema destra di tutta Europa, a partire da Marine Le Pen, che ha parlato di un segnale del "crescente attaccamento alla difesa delle identità nazionali".

Wilders vuole indire un referendum per lasciare l’UE, la cosiddetta "Nexit", anche se riconosce che non esiste al momento uno stato d’animo nazionale per muovere in questa direzione. Da registrare anche il recente cambiamento della sua retorica contro l’Islam che in questa fase è meno accentuata. Esplicitamente, Wilders in campagna elettorale ha sottolineato che ci sono altri problemi e altre priorità e sembra pronto a sospendere le sue politiche sulla messa al bando delle moschee e delle scuole islamiche.

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Ernesto Giusti

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