Pensioni: aumentano le ipotesi di uscita senza penalizzazioni

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Giuliano Poletti in riunioneIn base agli accordi preliminari governo-sindacati un punto risulta di fondamentale importanza: l’allargamento della platea delle persone che andrebbero in pensione anticipata senza penali, visto che la soglia massima di esenzione dal prestito potrebbe salire a 1650 euro di reddito lordo, in modo da comprendere tutti coloro che guadagnano fino a 1.250 euro netti di pensione. Resta però irrisolto il problema delle risorse. Infatti per i sindacati servono oltre 2,5 miliardi a carico dello Stato, mentre il governo prevede di arrivare a un massimo di 2 miliardi. La distanza non è abissale e quindi nel corso delle trattative potrebbe ricomporsi. E forse proprio a questo fine era diretto lo stop annunciato ieri da Susanna Camusso. «Mi pare molto difficile che il 21 possa essere l’incontro conclusivo», ha detto ieri il segretario della Cgil. «Spero almeno che possa essere l’incontro in cui ci saranno comunicate finalmente le risorse». Il punto è che su alcune questioni rilevanti il negoziato non è finito. A partire, appunto, da quanti soldi il governo è disposto a mettere sul tavolo della trattativa. «Ci sono due grosse questioni da risolvere», spiega Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, «la vicenda dei lavoratori precoci e l’innalzamento dell’asticella dell’Ape sociale».
LAVORATORI PRECOCI – Il primo punto sul quale i sindacati non vogliono retrocedere, riguarda, come detto, la questione dei lavoratori precoci, quelli che hanno iniziato la loro attività molto giovani, ancora da minorenni. Di certo, per adesso, c’è l’intesa di cancellare le penalizzazioni economiche previste dalla riforma Fornero (tra l’1% e il 2% l’anno) che in base alla riforma Fornero avrebbero colpito chi dal 2018 chi accede alla pensione prima dei 62 anni, e quindi tipicamente chi ha iniziato a lavorare presto.
ASTICELLA APE SOCIALE – Per il governo la soglia di reddito lordo sotto la quale il rimborso del prestito delle banche per anticipare la pensione fino a 3 anni e 7 mesi per chi si trova in situazioni di disagio, dovrebbe essere fissato a 1.500 euro. Si tratta, in sostanza, di meno di 1.200 euro netti al mese. Già così strutturata la misura avrebbe un costo di circa 400 milioni di euro l’anno. I sindacati chiedono che la soglia di esenzione sia alzata almeno fino a 1.650 euro lordi di reddito, in modo da ricomprendere tutti coloro che guadagnano fino a 1.250 euro netti di pensione. Inoltre vorrebbero anche che si allargasse la platea di coloro che hanno diritto a ricevere il rimborso integrale delle rate da parte dello Stato. L’Ape sociale, nelle intenzioni del governo, si applicherebbe ai disoccupati di lungo corso, ai disabili o ai lavoratori con disabili a carico, e a chi ha carichi familiari importanti e redditi bassi. La richiesta è quella di aumentare le categorie includendo diversi tipi di lavori usuranti, come i macchinisti, gli infermieri, gli edili e le maestre d’asilo.
Ma i sindacati chiedono anche un’altra misura. Uno sconto contributivo tra i due e i tre mesi, per ogni anno lavorato prima dei diciotto anni. In alternativa di portare da 42 anni a 41 anni il livello massimo di contributi da versare per poter accedere al pensionamento. Il problema è che anche in questo caso si tratta di misure costose.
Resta il fatto, positivo, che alcuni punti fondamentali sembrano definiti in particolare:
La 14esima mensilità che oggi spetta ai pensionati con assegni fino a 750 euro al mese, sarà allargata a coloro che hanno una pensione fino a 1000 euro. A percepire l’assegno extra saranno un altro milione e duecentomila persone che si aggiungono ai 2,2 milioni odierni. Anche l’importo della 14esima sarà rivisto al rialzo, con un aumento del 25%.
La no tax area, l’area di esenzione fiscale, sarà portata fino a 8.100 euro, in modo da raggiungere quella dei lavoratori dipendenti. Attualmente per i pensionati l’area di esenzione fiscale è fissata a 7.750 euro per coloro che hanno meno di 75 anni di età, mentre per gli ultrasettantacinquenni la soglia è già quella degli 8.100 euro.
Lavori usuranti, sarà più facile l’uscita. Si allargheranno le maglie per lasciare il lavoro in anticipo per chi nella vita ha svolto un lavoro usurante. Già oggi è previsto che questi lavoratori possano lasciare con le regole precedenti la riforma Fornero, ossia con il sistema delle quote. In aggiunta sarà previsto che non ci sarà più l’adeguamento di queste regole alle aspettative di vita e sarà eliminata la finestra di un anno.
Sarà gratuito cumulare i contributi di altre gestioni. Per venire incontro a coloro che nel corso dell’attività lavorativa hanno versato contributi a diverse gestioni previdenziali, verrà introdotto il cumulo gratuito dei contributi. invece di procedere alla ricongiunzione onerosa i lavoratori potranno ricevere, come regola, la pensione dai diversi enti dove hanno versato i loro contributi.
Al seguito dei colloqui e degli incontri la definizione dell’intero pacchetto, ma sembra che si sia imboccata la strada giusta, risorse disponibili permettendo.

 

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