Mes bocciato: Palazzo Chigi riflette su eventuali cambiamenti. Anche per il “silenzio non assenso” di Mattarella

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Non sarebbe stato informato preventivamente, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul voto, in fretta e furia, e la conseguente bocciatura, del Mes. I deputati hanno saputo all’ultimo che si votava, tanto da essere richiamati in Aula in tutta fretta. E se si cercano prese di posizione di Sergio Mattarella sul Mes si rimane delusi: l’acronimo non è mai stato citato dal presidente della Repubblica negli ultimi due anni.

Si tratta di un "silenzio non assenso" che oggi permane, ripercorrendo le convinzioni del presidente sulla necessità di procedere nella strada dell’integrazione europea anche a costo di qualche compromesso. "Avvertiamo la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di risposta alla crisi. Alle misure già decise e a quelle ancora da assumere", diceva già nel 2020 Sergio Mattarella.

La Camera, però, è andata avanti. Dopo mesi di dibattiti e rinvii a sorpresa la proposta di ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità presentata dalle opposizioni è arrivata al voto in Aula ed è stata bocciata da una parte della maggioranza che si divide, con Fdi e Lega che votano contro e Forza Italia che si astiene.

Ma anche l’opposizione si divide: Pd, Iv, Azione e +Europa votano a favore, Avs astiene e i 5 Stelle, come ampiamente annunciato da Giuseppe Conte, votano contro.

Tutto si consuma già di prima mattina a Montecitorio, dove ancora è in ballo un parere della commissione Bilancio senza il quale non si poteva procedere al voto in Aula. L’ordine di scuderia sembrava quello di tenere ancora sospeso il parere e rimandare a gennaio il redde rationem in assemblea. Ma già nella tarda serata di ieri iniziava a circolare l’intenzione della maggioranza di arrivare invece finalmente al voto.

I capigruppo di maggioranza che si incontrano alle 8.30 del mattino si presentano così in commissione Bilancio con un "parere contrario" motivato con l’assenza di coinvolgimento delle Camere che perderebbero la possibilità di monitorare eventuali impatti sulla finanza pubblica (non riscontrati nel parere tecnico del Mef), che nella versione finale del parere diventano "intuibili".

Una forzatura, anche tecnicamente sbagliata, accusano Iv e Pd, i due firmatari delle proposte di ratifica. Ma tant’è. Il parere contrario della Bilancio apre la porta alla bocciatura dell’Aula, che si consumerà di lì a poco grazie a una inaspettata inversione dei lavori proprio per consentire il voto sul Mes prima della mini-pausa natalizia e prima dell’arrivo della manovra.

La decisione, raccontano, sarebbe stata tenuta coperta fino all’ultimo ma era stata in realtà presa giorni fa e di "comune accordo" tra gli alleati e con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il più citato in Aula, "sconfessato" dalla sua maggioranza, secondo le opposizioni. E dalla sua Lega che vota contro e rivendica un minuto dopo sui social per voce di Matteo Salvini la "vittoria" ottenuta e "il fatto che gli italiani non dovranno pagare le banche tedesche".

In maggioranza c’è chi non nasconde che un diverso atteggiamento della Germania sul Patto di Stabilità forse avrebbe portato a un esito diverso anche della ratifica del Mes. Ma, è il ragionamento di un big della maggioranza, se la trattativa diventa "che ognuno tutela gli aspetti di proprio interesse", allora è naturale lasciare che il Parlamento si esprima senza forzature da parte del governo (peraltro assente al momento del voto, mentre erano presenti diversi portavoce).

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Che il Mes non fosse di grande "interesse" italiano, che ha un sistema bancario "tra i più solidi" lo dicono anche da Palazzo Chigi, dove si "prende atto" del voto e si sottolinea che, anzi, "può essere l’occasione per avviare una riflessione" su "nuove ed eventuali modifiche" al Mes, "più utili all’intera Eurozona". Un ragionamento che Meloni avrebbe già avuto fatto a Bruxelles con Emmanuel Macron e con la stessa Ursula von der Leyen.

Ma non si è trattato di un "fallo di reazione", stemperano il clima i collaboratori della premier, ancora malata tanto da saltare anche il brindisi con i parlamentari di Fdi (che comunque si farà, nel ristorante del questore Paolo Trancassini, a due passi da Montecitorio). Piuttosto l’esito inevitabile di posizioni sempre "coerenti", come rivendicano anche da Fratelli d’Italia.

Sandro Bennucci

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