Taiwan: sabato elezioni che possono cambiare il mondo. Tre i candidati. Per chi tifa la Cina

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La data è cerchiata in rosso nelle agende delle diplomazie mondiali: sabato 13 gennaio 2024 ci sono le elezioni a Taiwan. Un voto, prima delle presidenziali americane, capace di cambiare il mondo. Va alle urne una piccola democrazia all’ombra della minaccia della Cina, vicino grande e autoritario che pone la riunificazione fra i suoi obiettivi dichiarati.

Non a caso, la Cnn chiosa: "Il modo con cui la Cina risponderà alle scelte fatte dagli elettori di Taiwan sarà un test della possibilità di poter gestire le tensioni fra Washington e Pechino o del procedere verso un ulteriore scontro, o anche un conflitto".

Meno di 20 milioni di elettori (19,3 milioni per l’esattezza) chiamati a eleggere il presidente e a rinnovare il parlamento monocamerale. Pechino è intervenuta pesantemente, con minacce, esercitazioni militari, campagne di disinformazione e coercizione economica, per indirizzare il voto verso Hou Yu-Ih, candidato del partito nazionalista Kuomitang (Kmt) all’opposizione.

Obiettivo cinese? Impedire la vittoria di William Lai, candidato del Partito democratico progressista (Dpp) della presidente uscente Tsai. Il terzo è Ko Wen-je, carismatico ex sindaco di Taipei, che nel 2019 ha fondato il Partito del Popolo di Taiwan, puntando soprattutto ai temi del carovita e proponendo una terza via nei rapporti con Pechino, a suo dire né troppo ostile, né troppo deferente.

La Cina "intensifica la minaccia militare" e "tenta di far passare l’idea che queste elezioni siano una scelta tra guerra e rallentamento della crescita", in caso di trionfo di William Lai "o pace e prosperità", in caso di vittoria di Hou Yu-Ih, ha detto in una recente intervista a Le Monde il ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, denunciando "un’ingerenza cinese sempre più sofisticata".

Pechino considera Taiwan, isola di fatto indipendente con 23 milioni di abitanti e un pugno di alleati nel mondo, una "provincia ribelle" da "riunificare". La "riunificazione" è "inevitabile", ha rimarcato nel suo ultimo discorso pubblico il leader cinese Xi Jinping, dal 2012 segretario generale del Partito comunista, un partito-Stato con più di 98 milioni di membri, al vertice della Commissione militare centrale e presidente della Cina dal 2013, che concentra sulla sua persona tanti poteri quanti mai ne aveva avuti un leader prima di lui nella Repubblica Popolare.

Nel 1992 Taipei e Pechino concordarono l’esistenza di un’unica Cina. Ma ad oltre 30 anni di distanza status quo del cosiddetto Consenso del 1992 è sempre più fragile. Pechino accusa il Dpp di spingere verso l’indipendenza.

Dopo la vittoria di Tsai, otto anni fa, Xi ha tagliato gran parte dei rapporti con Taiwan, aumentato la pressione militare e reagito duramente ad ogni visita occidentale sull’isola. La linea dura scelta da Xi ha avuto però come effetto di aumentare le distanze.

Mentre il destino di Hong Kong, dove le promesse cinesi di mantenere garanzie democratiche nell’ex colonia britannica sono state palesemente violate, ha spaventato i taiwanesi, rendendo improbabile una riunificazione consensuale e pacifica.

Taipei ha intanto rafforzato i suoi rapporti con gli Stati Uniti e l’Occidente, malgrado Pechino vieti il riconoscimento formale di Taiwan a chi intrattiene rapporti diplomatici con la Cina. Intanto, riferiscono sondaggi citati dalla Cnn, solo il 3% dei taiwanesi si considera prima di tutto cinese e meno del 10% sostiene la riunificazione.

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Anche Hou, il candidato del Kuomitang, esclude colloqui con Pechino in vista della riunificazione. Si dice a favore della graduale ripresa degli scambi con Pechino. Propone la terapia delle 3 D: deterrenza, dialogo e de-escalation. E quando parla di deterrenza, spiega che "la cosa più importante è continuare a rafforzare gli armamenti della nostra difesa nazionale" in modo che la Cina "non osi facilmente scatenare una guerra".

La questione di Taiwan rimane un punto cruciale dei non facili rapporti fra Pechino e Washington. Gli Stati Uniti hanno rotto formalmente con Taiwan quando hanno riconosciuto la Cina nel 1979, ma hanno mantenuto rapporti ufficiosi con Taipei e l’impegno a provvedere alla sua difesa.

Già con la presidenza di Donad Trump, Washington ha rafforzato il sostegno a Taiwan. Biden non è da meno e ha già fatto sapere di voler inviare una delegazione ufficiosa sull’isola dopo le elezioni, provocando un’immediata protesta cinese.

In vista delle elezioni, la Cina ha mantenuto la pressione militare, inviando aerei militari, droni e navi da guerra in prossimità dell’isola. Non è prevista un’invasione imminente. Ma Pechino potrebbe reagire ad una possibile vittoria di Lai, leggermente in testa nei sondaggi, con nuove esercitazioni militari, ulteriori chiusure commerciali e perfino l’imposizione di un blocco.

"Fino a che punto arriveranno queste azioni, e come reagiranno gli Stati Uniti e i suoi alleati, è una questione che verrà seguita con attenzione" dalla comunità internazionale, già preoccupata per i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, sottolinea la Cnn.

I TRE CANDIDATI

WILLIAM LAI (Dpp): vice presidente di Taiwan dal 2020, 64 anni, difende l’indipendenza dell’isola e ha un passato di studi in Medicina perfezionati a Harvard. Premier per due anni dal 2017, era stato in precedenza sindaco di Tainan per sette anni. Dal gennaio del 2023 è alla guida del Dpp, che – evidenzia il Guardian – non sostiene comunque formalmente una dichiarazione di indipendenza. Il Global Times, tabloid nazionalista cinese, lo descrive come un "separatista". Per Pechino è un "provocatore".

Lui in campagna elettorale ha ripetuto che Taiwan spera di "essere amica" della Cina e si è detto aperto al dialogo con il Dragone ma ha anche avvertito che "la comunità internazionale ha realizzato la minaccia che la Cina rappresenta per Taiwan e il mondo". Mentre Hsiao Bi-Khim è la 52enne ‘running mate’ di Lai e, rileva la Bbc, sembra far arrabbiare ancor più di lui il Dragone. E’ nata in Giappone, da genitori di Taiwan e Usa, ed è arrivata negli Stati Uniti da teenager. Tornata sull’isola, a soli 26 anni, era già il punto di riferimento del Dpp per gli affari internazionali. Per tre anni, dal 2020, è stata rappresentante di Taiwan negli Usa, prima donna a ricoprire l’incarico.

Si descrive come una ‘cat worrior’, una risposta personale ai ‘wolf warrior’, i lupi guerrieri della diplomazia cinese, perché – ha detto all’Economist – "i gatti riescono a stare in equilibrio in posti molto delicati" e "non li puoi costringere a fare cose che non vogliono". Per Pechino è una "irriducibile separatista per l’indipendenza di Taiwan".

Nel 2022 e lo scorso anno, ricorda il Guardian, è finita nel mirino delle sanzioni cinesi e lei e la sua famiglia non possono mettere piede né sul territorio della Cina continentale, né a Hong Kong o Macao.

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HOU YU-IH (Kmt): ex capo della Polizia e poi sindaco di Nuova Taipei, 66 anni, è molto popolare e per questo è stato scelto dal Kmt. Contrario all’indipendenza di Taiwan, in campagna elettorale – evidenzia la Bbc – ha evitato di esprimersi sulla Cina. E si è attirato non poche critiche. Per la vice presidenza corre JAW SHAW-KONG, 73enne commentatore politico e un tempo leader del Nuovo Partito, sostenitore di vecchia data della "riunificazione" di Taiwan alla Cina, anche se di recente ha detto che non lavorerebbe a questo se fosse eletto. Pechino ‘spera’ nella loro vittoria.

KO WEN-JE (Tpp): medico che ha messo da parte il camice per la politica (come William Lai), leader 64enne del Partito Popolare (Tpp) si presenta come la "terza scelta" e, evidenzia la Bbc, si è dimostrato popolare tra i giovani elettori. Ex sindaco di Taipei, ha messo insieme il Tpp nel 2019 come alternativa al Dpp e al Kmt. Il suo nome è diventato noto in parte in associazione al Movimento dei girasoli (nato su iniziativa studentesca nel 2014 per bloccare un accordo con la Cina) e su politica estera e questioni di sicurezza nazionale, sottolineano alcuni osservatori, le sue posizioni sono state spesso in contrasto l’una con l’altra e non è chiaro come sarebbe nella realtà la sua politica estera.

Soprannominato ‘Professor Ko’, si presenta in ticket con la 45enne deputata Cynthia Wu, nata e cresciuta negli Usa con un passato da analista a Merrill Lynch a Londra e poi tornata a Taipei per lavorare nell’azienda di famiglia Shin Kong Group.

Sandro Bennucci

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