Sanremo 2024: le trenta canzoni in gara. I voti dopo il primo ascolto. Omaggio a Cutugno. Sul palco Cinquetti, Giorgia e Ramazzotti

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterPrint this pageEmail this to someone

Sono stati ascoltati in anteprima oggi, 15 gennaio 2024, a Milano i trenta brani in gara al Festival di Sanremo. Tra temi sociali e d’attualità più o meno accennati, fragilità personali, rivalsa in chiave femminile e i soliti amori più o meno travagliati, il festival quest’anno strizza l’occhio come non mai alle radio e all’effetto tormentone. Addio o quasi, dunque, alle ballate e ai pezzoni cheek to cheek, vai di cassa dritta e uptempo per rimanere svegli nelle lunghe nottate della manifestazione.

"Ho sempre detto che le radio per me sono importanti, il successo di un brano si misura nel fatto di sentirlo trasmesso anche dopo tanto tempo. Sono il polso che una canzone funziona – spiega Amadeus, dopo il pre-ascolto dei brani in gara riservato agli addetti ai lavori -. Quest’anno la percentuale di uptempo è maggiore di quella delle ballate, ma non è un pensiero a tavolino. Vero è che io cerco di prediligere i cosiddetti tormentoni".

E di tormentoni, a un primo ascolto, ce n’è sicuramente più di uno, a partire dai Kolors (che tenteranno di replicare il successo di Italodisco), e poi Annalisa, Angelina Mango, Alfa ma anche a sorpresa i Ricchi e Poveri. Molti come di consueto si affidano a cuore e amore (connubio irrinunciabile, soprattutto all’Ariston), ma qualcuno quello stesso cuore lo spinge oltre l’ostacolo per affrontare temi sociali e d’attualità. Lo fa Ghali con il suo elettropop ipnotico, che prende posizione contro la guerra ("per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale"), e lo fa Dargen D’Amico con riferimenti ai migranti ("siamo più dei salvagenti sulla barca"), alla guerra dei bambini, al governo in carica ("Abbiamo cambiato leader ma la madre e le altre donne non hanno niente da ridere").

La questione femminile, e femminista, è affidata alla sensibilità di Fiorella Mannoia ("per sempre sarò libera e orgogliosa") che nel testo fa riferimento a Una nessuna centomila, l’evento di cui è portavoce contro la violenza di genere. Le risponde BigMama con un grido contro il bullismo e l’emarginazione ("è facile distruggere i più fragili, colpire e poi affondare chi è solo"). Offese razziste per Mahmood ("quando fuori dalla medie le ho prese e ho pianto, dicevi ritornatene al tuo paese"), mentre Loredana Bertè rivendica l’essere se stessa ("prima ti dicono basta sei pazza e poi, poi ti fanno santa"). Mr.Rain ritorna sulle fragilità personali come anche Il Tre ("odio convivere con i demoni fissi nella mia testa").

"Poca politica nei brani? Non è stata una mia scelta – spiega Amadeus, commentando lo scarso slancio sociale presente nei 30 brani -. Qualche canzone a sfondo sociale è arrivata, ma a volte penso sia una scorciatoia. A me il tema sociale interessa se abbinato a una canzone forte. E non faccio quote di nessun tipo, né di generi, né di temi. Vado dove mi guidano la mia testa e il mio cuore, cercando di intercettare i gusti dei più giovani, ma non solo". Tanti invece i riferimenti ad altri brani o artisti. Alessandra Amoroso cita Sally di Vasco Rossi, i Negramaro inseriscono Lucio Battisti.

I BNKR44 riprendono l’anno che verrà di Lucio Dalla (e mettono dentro anche i Queen) e i Ricchi e Poveri si autocitano attaccando con "Che confusione". Tanta musica urban, ma stavolta senza eccedere nell’autotune (Ghali e Mr.Rain), sdoganato all’Ariston già da qualche anno, considerato al pari di uno strumento musicale. Esclusa Loredana Bertè, assente invece il rock. Nessun effetto Maneskin. "Pensavo che dopo la loro vittoria saremmo stati invasi dalle rockband e invece no, non si presentano né tra i Big né tra i giovani. Forse non è nella nostra cultura, oppure chi suona rock non si presenta a Sanremo".

Leggi anche:   Cinema, mostra di Venezia: Leone d'oro per Almodovar. Argento all'Italia con "Vermiglio"

Poche anche le parolacce (Sangiovanni, Emma, Dargen D’Amico, Il Tre colorano con qualche tinta più forte i loro brani), mentre per la prima volta in gara c’è un testo completamente in napoletano: è di Geolier, il re delle classifiche 2023, dato già per vincitore dai bookmakers. "Non è più solo musica partenopea, ma nazionale. Non ho avuto il minimo dubbio a sceglierlo", rivendica Amadeus, che ha invitato a presentarsi una decina dei 30 artisti in gara. "Fa parte del mio ruolo di direttore artistico. Qualcuno lo avevo addirittura dall’anno scorso, come Maninni".

Con l’occasione, Amadeus – che accoglierà all’Ariston anche Russell Crowe come ospite della terza serata – ha poi annunciato che ci sarà un omaggio a Toto Cutugno e a tre brani simbolo della canzone italiana con gli interpreti originali (Giorgia – già co-conduttrice – per i 30 anni di E poi, Eros Ramazzotti per i 40 anni di Terra promessa e Gigliola Cinquetti per i 60 anni di Non ho l’età). Ha poi lanciato l’invito ufficiale ad Adriano Celentano: "Sarebbe un sogno averlo al festival".

Ecco le pagelle dopo il primo ascolto:

CLARA – DIAMANTI GREZZI – La vincitrice di Sanremo Giovani porta il suo mondo urban tra gorgheggi e acuti, figlia dell’era Mahmood. VOTO 5

DIODATO – TI MUOVI – Già trionfatore al festival, conferma con una ballad la sua delicata capacità di scrittura e di esplorare i sentimenti umani. VOTO 7

MAHMOOD – TUTA GOLD – Accenni di bullismo e razzismo, e ancora il rapporto tormentato con il padre per un brano che forse non riuscirà a fare tris nel palmares, ma non delude. VOTO 6,5

SANGIOVANNI – FINISCIMI – Dedica con scuse all’ex fidanzata Giulia Stabile. Sincopato, ma per tornare all’Ariston serviva qualcosa in più. VOTO 5

LOREDANA BERTÈ – PAZZA – Loredana non molla mai e piazza la sua zampata rock sul festival. Pezzo autobiografico che assolve e si autoassolve. VOTO 7,5

BNKR44 – GOVERNO PUNK – Pop punk che non convince al primo ascolto. E chi si aspetta un testo politico, rimarrà deluso. VOTO 4,5

ALESSANDRA AMOROSO – FINO A QUI – Per l’esordio in gara al festival con una ballad, sceglie una citazione dal film L’Odio di Mathieu Kassovitz (oltre che di Vasco): "il problema non è la caduta ma l’atterraggio". Ma un po’ anche il brano. VOTO 5,5

FRED DE PALMA – IL CIELO NON CI VUOLE – Brano urban che vira alla dance trascinante, nonostante al centro ci sia un amore travagliato. VOTO 5

FIORELLA MANNOIA – MARIPOSA – Ritmi sudamericani nei quali l’artista si trova da sempre a suo agio e che donano al brano, manifesto per le donne e con citazione di Una nessuna e centomila, una saudade affascinante. VOTO 7

THE KOLORS – UN RAGAZZO UNA RAGAZZA – Da un tormentone all’altro. Dopo aver sbancato con Italodisco, la band ci riprova. Ritornello furbo (che fa perdonare una intro che ricorda un po’ troppo Salirò di Daniele Silvestri) che arriverà all’estate. La radio ringrazia. VOTO 6,5

EMMA – APNEA – L’eco degli anni Ottanta arriva fin qui. Un po’ Rafaella Carrà, un po’ Viola Valentino, un po’ Claudia Mori. Emma trova il pezzo giusto. VOTO 6,5

SANTI FRANCESI – L’AMORE IN BOCCA – Brano soul funky per un piccolo mistero che rimane tale anche per il duo. VOTO 6

Leggi anche:   Meteo in Toscana: freddo autunnale, poi torna la pioggia

ROSE VILLAIN – CLICK BOOM! – Un inizio melodico per poi aprirsi sull’urban. Ritornello ipnotico, con quel boom boom boom che entra nella testa. VOTO 5

NEGRAMARO – RICOMINCIAMO TUTTO – Ballatona stile Sangiorgi, con un pizzico di Coldplay grazie agli arrangiamenti di Davide Rossi. Promette brividi all’Ariston. VOTO 7

BIGMAMA – LA RABBIA NON TI BASTA – La rabbia e la rivalsa incanalata (bene) in musica. BigMama è una bella scoperta al festival con la sua body positivity. VOTO 7

RENGA E NEK – PAZZO DI TE – Il duo è in quota spettatori fedeli alla tradizione (leggi zie e dintorni). VOTO 5,5

GHALI – CASA MIA – Pezzo ben centrato del rapper, che giocando con l’elettronica, si confronta con il mondo, prendendo posizione contro la guerra. VOTO 7

IRAMA – TU NO – Ha sempre fatto bene all’Ariston, ma stavolta finisce tra gli urlatori. Rischia troppo. VOTO 5

ANGELINA MANGO – LA NOIA – La noia è solo nel titolo, la giovane artista conferma che il talento non è solo nel cognome. Recupera la musica popolare della cumbia colombiana ed è festa. VOTO 7

GEOLIER – I P’ ME, TU P’ TE – Il favorito della vigilia e re delle classifiche 2023, si gioca tutto con un brano in napoletano. Porta Secondigliano a Sanremo, in barba a tutti. VOTO 7,5

MANINNI – SPETTACOLARE – Amadeus ha tenuto nel cassetto questa canzone per un anno. Ma la domanda è: perché? Pop poco incisivo. VOTO 5

LA SAD – AUTODISTRUTTIVO – Amore e pop autodistruttivo per la band che avrebbe dovuto far discutere. E invece passa quasi inosservata. VOTO 6

GAZZELLE – TUTTO QUI – Roma Nord impera nel brano del cantautore. Quota teen per lui. VOTO 6

ANNALISA – SINCERAMENTE – La reginetta del tormentone non si smentisce: brano ritmatissimo e un ritornello che fa impazzire (quando quando quando). VOTO 6,5

ALFA – VAI! – Il fischio ricorda LP, uptempo che almeno terrà svegli a notte fonda. Manifesto giovanile. VOTO 6

IL VOLO – CAPOLAVORO – I tre ragazzi ormai uomini tentano di togliersi di dosso la patina vintage, ma c’è da scommettere che ad apprezzare di più saranno le generazioni più agée. Dal bel canto al bel pop, l’Ariston apprezzerà. VOTO 6,5

DARGEN D’AMICO – ONDA ALTA – Con il ritmo e l’ironia Dargen impugna temi sociali. L’onda alta è quella che affrontano i migranti, ma anche quella che trascina l’ascoltatore. VOTO 7

IL TRE – FRAGILI – Ammissione di fragilità e occhi tristi. Forse serviva qualcosa in più per farsi notare. VOTO 5.5

MR.RAIN – DUE ALTALENE – Una sorta di Supereroi, capitolo 2. Ma l’effetto sorpresa non c’è più. VOTO 5

RICCHI E POVERI – MA NON TUTTA LA VITA – Sono lontani i tempi di Che sarà e Mamma Maria, l’elettropop e la cassa dritta impazzano anche per loro. Piazze già prenotate in tutta Italia. VOTO 6.5

Gilda Giusti

Calendario Tweet

settembre 2024
L M M G V S D
« Ago    
 1
2345678
9101112131415
16171819202122
23242526272829
30