Giustizia: giornalisti toscani in piazza a Firenze contro la “legge bavaglio”

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Diverse decine di giornalisti toscani hanno risposto all’invito della Federazione Nazionale della Stampa a manifestare contro la norma Costa, ossia il provvedimento per impedire la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare.

Al termine della mobilitazione, il presidente dell’Associazione stampa Toscana, Sandro Bennucci, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, Giampaolo Marchini, hanno consegnato al prefetto di Firenze, una lettera-appello per il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, "affinche’ non firmi un provvedimento legislativo palesemente incostituzionale".

"Lo scorso dicembre, la Camera dei deputati ha approvato un emendamento del deputato Enrico Costa – si legge nella lettera consegnata al prefetto di Firenze, Francesca Ferrandino – per modificare il codice di procedura penale e vietare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelari fino alla fine dell’udienza preliminare. Se la norma dovesse essere approvata anche in Senato ci troveremmo di fronte a un provvedimento che vuole imbavagliare l’informazione, limitando l’attività dei giornalisti ma soprattutto colpendo il diritto dei cittadini ad essere informati".

E ancora: "Il testo approvato alla Camera costituisce una gravissima violazione dell’articolo 21 della Costituzione e va oltre la direttiva europea che non vieta in alcun modo la pubblicazione degli atti di indagine. Per questo la Federazione Nazionale della Stampa, l’Associazione della Stampa Toscana e l’Ordine dei giornalisti della Toscana rivolgono un appello al Presidente della Repubblica affinché non firmi una legge con una norma di questo tipo. I giornalisti toscani – si legge sempre nella lettera firmata da Sandro Bennucci e Giampaolo Marchini, rispettivamente presidente dell’Ordine dei giornalisti della Toscana e presidente dell’Associazione Stampa Toscana – sono pronti a mobilitarsi con tutta la categoria fino allo sciopero generale per rivendicare la dignita’ della professione ma soprattutto per ribadire il diritto dei cittadini ad avere una corretta informazione".

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