Ilaria Salis a processo a Budapest con le catene. Tajani al governo ungherese: “Rispettate i suoi diritti”

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Ha suscitato indignazione, in Italia, il trattamento riservato a Ilaria Salis, l’italiana accusata di aver aggredito due estremisti di destra nella capitale ungherese, per la quale si aperto, ed è stato aggiornato al 24 maggio, il processo che si celebra a Budapest.

Ilaria Salis è comparsa in aula in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da ceppi di cuoio con lucchetti. La militante antifascista milanese 39enne si è dichiarata non colpevole. Il vicepremier e ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha chiesto al governo ungherese di vigilare e di farne rispettare i diritti.

In aula, a Budapest, la donna è entrata accennando un sorriso rivolto al pubblico. Una donna delle forze di sicurezza la trascinava per una catena. Salis indossava un maglione chiaro a strisce orizzontali e teneva in mano una borsa scura.

Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su X chiede "al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio".

Salis, durante questa udienza preliminare svoltasi davanti a una "corte municipale", ha comunicato con i magistrati attraverso una traduttrice dichiarandosi non colpevole, con voce bassa ma decisa.
Sul banco degli imputati c’erano anche due coimputati, un uomo e una donna tedeschi, anche loro accusati di aggressioni compiute nel febbraio scorso in strade della capitale ungherese ad estremisti di destra.

Una magistrata ha parlato a lungo esponendo l’atto di accusa che ha portato al rinvio a giudizio secondo il quale gli imputati fanno parte di un’organizzazione estremista di sinistra, formata in Germania e composta da soprattutto giovani che, oltre partecipare a manifestazioni e dimostrazioni, avevano pianificato di lottare con aggressioni fisiche contro simpatizzanti di estrema destra di ideologia neonazista e neofascista.

La pm ha sostenuto che i tre avevano l’obiettivo di malmenare le vittime con mezzi in grado di uccidere durante aggressioni a sorpresa. Nel febbraio scorso i tre si erano recati a Budapest in occasione di un raduno neonazista proprio con questo scopo.

Salis, presentata come l’imputata principale, sempre secondo la pm ha partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate, in "associazione per delinquere", a due persone e ha concorso in un reato simile ai danni di una terza. Vista la pericolosità degli atti compiuti, la magistrata ha chiesto, come previsto, una pena di 11 anni di carcere.

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