Delusione per Matteo Garrone: resta fuori dagli Oscar, annebbiando le speranze di chi era qui ad assistere e della lunga "diretta Rai", apparecchiata per celebrare un trionfo che non c’è stato. E che invece è andato, con ben sette statuette, a Oppenheimer: miglior film, miglior attore protagonista (Cillian Murphy) e comprimario (Robert Downey Jr), miglior regista Christopher Nolan e poi montaggio, fotografia e miglior colonna sonora originale: il maxi-biopic di Universal sul padre della bomba atomica Robert J.
Oppenheimer, arrivato alla vigilia con ben 13 nomination, ha fatto man bassa di premi in una serata senza incidenti e in cui la politica non è rimasta in panchina.
L’Italia ha incassato la delusione di Matteo Garrone, arrivato in finale con l’odissea dell’emigrazione ‘Io Capitano’ e battuto da ‘La zona di interesse’, il film importante e terribile del britannico Jonathan Glazer sull’Olocausto raccontato da fuori delle mura di Auschwitz che ha conquistato anche l’Oscar per il miglior sonoro.
Spiazzata la Barbie di Greta Gerwig fin dall’inizio della stagione dei premi, l’unico potenziale rivale di Oppenheimer era rimasto ‘Povere creature!’, di Yorgos Lanthimos. Leone d’Oro a Venezia, l’eccentrico remake della saga di Frankenstein ha portato a casa quattro premi su undici candidature, tra cui production design, make up e costumi più la statuetta per migliore attrice Emma Stone.
Gilda Giusti