Venerdì 15 marzo alle 20, nella Sala Grande del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, va in scena una delle più celebri opere di Gaetano Donizetti, il Don Pasquale; l’Orchestra e il Coro del Maggio, il Maestro Daniele Gatti, al debutto in questo titolo che vuol interpretare restando fedele alle origini dell’opera (napoletane e francesi) e mettendone in risalto il linguaggio rossiniano.
Il buffo Marco Filippo Romano è il protagonista Don Pasquale, anziano e ricco settantenne e zio di Ernesto, interpretato da Yijie Shi, giovane innamorato della giovane vedova Norina, interpretata da Sara Blanch. Markus Werba (già efficace Leporello nel bel Don Giovanni dell’ultimo Festival del Maggio) veste i panni del Dottor Malatesta; Oronzo d’Urso, talento dell’Accademia del Maggio, è Un notaro.
L’allestimento è quello storico e giustamente celebre di Jonathan Miller ripreso da Stefania Grazioli – un doveroso tributo del Teatro a un grande regista e a una messinscena molto gradita, fin da subito, da pubblico e critica e che è stata poi utilizzata in diversi teatri europei: una grande casa di bambole in cui si svolgeranno tutte le disavventure dei protagonisti dell’opera. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini. Chiudono il cast come Tre voci soliste due artisti del Coro del Maggio, Valeriia Matrosova e Massimiliano Esposito, oltre a Carlo Cigni.
Sempre i talenti dell’Accademia del Maggio saranno i protagonisti della recita del 23 marzo: le parti di Norina, del Dottor Malatesta e di Ernesto saranno infatti interpretate rispettivamente da Nikoletta Hertsak, Matteo Mancini e Lorenzo Martelli. In questo allestimento del Maggio Musicale Fiorentino le scene e i costumi e le luci sono rispettivamente curati – come nell’edizione del 2001 e del 2011 – da Isabella Bywater e Jvan Morandi con le luci realizzate in questa occasione da Emanuele Agliati.
Commenta Daniele Gatti: “Ho colto al volo l’opportunità di affrontare per la prima volta il Don Pasquale; non avendola mai diretta, ho avuto l’occasione di studiarla e di scoprirla e di ‘entrare’ così nel mondo del belcanto italiano, che nel corso della mia carriera ho toccato solo poche volte. Mi piace vedere quest’opera come un omaggio di Donizetti al teatro rossiniano buffo – mantenendo naturalmente l’impronta romantica tipica donizettiana – evidenziato da questo passaggio continuo tra un gesto affettivo di ricordo e uno sguardo sereno al genio di Rossini che scrive questo tipo di opere nei primi anni del XIX secolo: lo sentiamo in alcuni procedimenti armonici e l’uso di alcuni stereotipi tipici dell’opera buffa, con la sola differenza del recitativo, che in questo caso non è secco ma accompagnato. Inoltre ho la fortuna di avere un cast davvero eccellente ed è un grande piacere affrontare così per la prima volta questo titolo”.
Il Don Pasquale, in scena per la settima volta nel corso delle stagioni del Maggio, viene dunque proposto per la terza volta nell’ormai storica regia firmata da Jonathan Miller nel settembre 2001, da subito accolta con grande calore; un allestimento che ha poi riscosso successo al Teatro alla Scala, alla Royal Albert Hall di Londra e all’Opera di Bilbao. Il grande regista londinese ambienta la vicenda nella casa di Don Pasquale, che è sì una dimora borghese settecentesca, ma pensata scenicamente come una grande casa delle bambole su tre piani, con ogni ambiente di essa curato e ben definito, dalla cucina al soggiorno fino alle camere da letto, mentre costumi e trucco rimarcano il carattere brioso dell’opera di Donizetti.
Marco Filippo Romano, uno dei più celebri buffi in attività, asserisce: “Nonostante abbia già interpretato questo splendido ruolo all’estero, per me queste recite segnano il mio debutto come Don Pasquale in Italia; farlo qui al Teatro del Maggio, con questa straordinaria regia di Miller e insieme alla direzione del maestro Daniele Gatti – con cui ho la fortuna di collaborare per la prima volta – è assolutamente emozionante. Il vecchio Don Pasquale è senz’altro uno dei ‘principi’ dei ruoli buffi: nonostante questo non ha le tipiche caratteristiche, ad esempio, del buffo di stampo rossiniano; questa differenza, in Donizetti, la troviamo nelle frasi molto legate fra loro e da una malinconia spesso accentuata musicalmente o scenicamente. Con il protagonista dell’opera ci troviamo dunque davanti a un personaggio che, benché sia vecchio, ha e sente nuovamente della vitalità dentro di sé, come sottolineato anche da alcuni passaggi musicali; cercando di conquistare Norina, riscopre un sentimento che non aveva probabilmente da quando era giovane”.
La scaltra Norina è interpretata da Sara Blanch, che sarà inoltre fra i protagonisti del concerto inaugurale diretto dal maestro Daniele Gatti dell’86° Festival del Maggio in programma il prossimo 13 aprile.
Markus Werba interpreta il Dottor Malatesta, vero e proprio deus ex machina della storia; infatti, nonostante sia proprio lui quello incaricato dal vecchio Don Pasquale di trovargli una moglie per far dispetto al nipote che, innamorato della vedova Norina, rifiuta il buon partito proposto dallo zio), è molto legato a Ernesto è dunque suggerisce al protagonista di sposare sua sorella Sofronia, timoratissima e appena uscita di convento; naturalmente è Norina travestita che, appena stipulato un finto matrimonio, farà ammattire lo sposo progettando grandi feste e rinnovi di guardaroba, arredamenti e organico della servitù, finché questi, disperato, convinto anche da una lettera fatta cadere ad arte dalla neosposa che questa abbia una tresca, si fa persuadere dal dottore che l’unico rimedio è far sposare Ernesto e Norina, così la sposa, sdegnata per l’arrivo della "vedova scaltra e civettina", abbandonerebbe la casa.
Yijie Shi (Ernesto) è stato più volte al Maggio: nella Lucia di Lammermoor del settembre 2015, ne “Il viaggio a Reims” di Rossini nel 2012, nel Falstaff del 2014.
Il libretto è scritto da Giovanni Ruffini (anche se firmato da Michele Accursi), ed è un rifacimento del libretto scritto da Angelo Anelli nel 1810 per Ser Marcantonio di Stefano Pavesi. È un dramma buffo, ma è un’opera nella quale la commedia si vena un po’ d’amarezza. È l’antica trama, da Donizetti articolata in tre concisi atti, del vecchio (Don Pasquale), economo e celibe, raggirato con l’offerta di una sposa ingenua, la vedova invece scaltra e maliziosa che ama riamata il nipote di Don Pasquale. Equivoci e travestimenti, metamorfosi, spese, finte nozze, simulati tradimenti e insulti per far sì che il vecchio maledica le sue nozze fino a che, rivelatogli dagli artefici il piano, non si rassegna a benedire le nozze tra i giovani.
Teatro del Maggio musicale Fiorentino (Piazza Vittorio Gui)
Cinque recite: venerdì 15, martedì 19 e il sabato 23 marzo alle 20 e domenica 17 e 24 marzo alle 15.30.
DON PASQUALE di Gaetano Donizetti — Dramma buffo in tre atti Libretto di M. A. (Michele Accursi), Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti da Angelo Anelli Edizione Edwin F. Kalmus & Co., Inc., Roca Baton, Florida — Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino Direttore Daniele Gatti Regia Jonathan Miller ripresa da Stefania Grazioli Scene e costumi Isabella Bywater Luci Jvan Morandi Realizzate da Emanuele Agliati – Don Pasquale Marco Filippo Romano Dottor Malatesta Markus Werba/Matteo Mancini(23) Ernesto Yijie Shi/Lorenzo Martelli(23) Norina Sara Blanch/Nikoletta Hertsak(23) Un notaro Oronzo D’Urso Tre voci soliste Valeriia Matrosova, Massimiliano Esposito, Carlo Cigni Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Visibilità limitata e ascolto: 15€ Galleria: 30€ Palchi: 40€ Platea 4: 50€ – Platea 3: 60€ – Platea 2: 75€ – Platea 1: 90€; biglietti in vendita in biglietteria, nei punto Box Office (inclusi edicole e Dischi Fenice) e sul sito del Maggio (senza d.p.)
Mercoledì 13 marzo alle 17, nel Ridotto del Foyer di Galleria del Teatro del Maggio, Luca Zoppelli presenta l’opera; l’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
Prima di ogni recita sono inoltre proposte al pubblico le presentazioni degli spettacoli, tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta o nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima dell’inizio di ogni recita.
Roberta Manetti